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Il sogno infranto della Disneyland tarantina

TARANTO – Felifonte. La Disneyland di Castellaneta. Un progetto destinato a combattere ad armi pari con i colossi non solo italiani dell’intrattenimento. Il più ambizioso programma di sviluppo turistico del Mezzogiorno.
Un sogno da cui ci si è svegliati nel 2008, a soli cinque anni dall’inaugurazione.
Il nome di quello che doveva essere un parco divertimenti tra i più visitati d’Europa (almeno, nelle intenzioni) è recentemente tornato agli onori delle cronache dopo l’arresto di due uomini intenti a rubare rame.  

I predoni dell’oro rosso sono, del resto, gli unici ‘utenti’ di ciò che resta della struttura, inaugurata nel 2003 su progetto dell’architetto spagnolo Dani Freixes. Archistar che, per dire quanto volasse alto il progetto, aveva collaborato anche alle Olimpiadi di Barcellona del 1992.
Cinquanta ettari, collegato con il parco-gemello Felisia, Felifonte voleva essere un parco tematico incentrato sulle rovine (ironia della sorte…) lasciate da una immaginaria civiltà scomparsa, quella dei Félici, con tanto di “percorso archeologico”, lavori di scavo, attrazioni e spettacoli a tema, collegate dal filo logico delle ricerche su questo popolo perduto. Come si dice nel caso di flop clamorosi, il concept «non è stato capito» e l’afflusso è stato al di sotto delle aspettative.
Il crac di Felisia-Felifonte ha rischiato di trascinare con sè tutta la ‘gioiosa macchina da guerra’ turistico-ricettiva di Castellaneta Marina, che dagli anni ‘90 con il Valentino Village aveva vissuto una crescita esponenziale arrivando alla costruzione del polo di Nova Yardinia, di cui Felifonte era la branca per così dire ludica.

Da Castellaneta sono passati, per poco, anche gli americani degli Hotel Hilton, che avevano preso le redini del gioiello castellanetano da Nicola Putignano, imprenditore e senatore, padre-padrone della società che aveva intercettato anche i soldi pubblici destinati allo sviluppo dell’area. Parliamo – l’anno è il 1996 – di “un contratto di programma da 520 miliardi di vecchie lire con cui lo Stato aveva co-finanziato il progetto del Gruppo Putignano: un investimento totale di 360 milioni di euro (di cui 124 pubblici, il resto privato)” come riporta il quotidiano online Affari Italiani. La maestosa idea di un polo da 7.000 posti letto, disegnata da un altro architetto di grido, Emilio Ambasz, è rimasta parzialmente incompiuta.

Ma Nova Yardinia ha superato la tempesta scoppiata con l’affondamento della “civiltà dei Félici” ed ha oggi un nuovo gestore, la Greenblu, che ha puntato anche sul turismo congressuale, sullo sport (la Fed Cup e la Davis di tennis nel 2009 e nel 2010) ed ha trovato un testimonial d’eccezione in Vasco Rossi. La più nota rockstar italiana ha scelto Castellaneta come sede del suo buen ritiro estivo. Dei Félici restano solo le rovine. Autentiche, stavolta.