“Massofobia. L’Antimafia
dell’Inquisizione” è il libro-documento
scritto dal Gran Maestro Stefano Bisi,
edito da Tipheret, che racconta la complessa
e articolata vicenda dell’indagine
dell’Antimafia sulla Libera Muratoria
associata alla mafia, del pretestuoso
sequestro degli elenchi degli iscritti di
Calabria e Sicilia e delle iniziative legali
del Grande Oriente d’Italia a livello
europeo.
“Massofobia.
Caccia al massone nell’Italia democratica”
è il titolo dell’incontro che
presenterà il libro a Taranto giovedì
29 marzo, alle ore 17 presso l’Hotel
Mercure Delfino, a cura del Consiglio
dei Maestri Venerabili tarantini con il
patrocinio del Collegio Circoscrizionale
della Puglia del Grande Oriente d’Italia.
La partecipazione al convegno è aperta
a tutti.
Interverranno l’autore, il presidente circoscrizionale
Luigi Fantini, il giornalista
Alessandro Cecchi Paone e lo storico
Vito Bianchi dell’Università di Bari.
Il sequestro degli elenchi – scrive Stefano
Bisi nella introduzione – è «un atto
arbitrario e discriminatorio che da Gran
Maestro ho subito stigmatizzato iniziando
una battaglia laica per la salvaguardia
e la difesa dei diritti associativi non solo
degli iscritti al nostro Ordine ma di tutti,
peraltro previsti in modo inequivocabile
dalla Carta Costituzionale della Repubblica
Italiana».
«Pensiamo che sia doveroso far conoscere
– si legge ancora nel testo – non solo
ai Fratelli ma anche agli uomini liberi e
coscienti, gli avvenimenti e i fatti che attraverso
meri teoremi e senza alcun reale
notizia criminis hanno portato i membri
della Commissione Antimafia, alcuni
colpiti da vera e propria massofobia,
a sostenere l’assunto delle infiltrazioni
mafiose all’interno della Massoneria
regolare senza distinguo e senza porsi il
minimo dubbio. Questo singolare modo
di pensare e di procedere unitamente
ad alcuni disegni di legge palesemente
antimassonici che si rifanno alla legge
fascista che mise al bando la Libera
Muratoria devono fare riflettere e indurre
non solo i massoni alla difesa
della libertà di associazione.
Certi che la Corte Europea dei diritti dell’Uomo
saprà vagliare con equità ed equilibrio
la vicenda giuridica della quale questo
libro vuole essere fedele testimonianza».
Il sequestro degli elenchi degli iscritti
alla Massoneria risale all’1 marzo dello
scorso anno, quando lo Scico della Guardia
di Finanza sequestrò gli elenchi degli
iscritti dal 1990 alle logge di Sicilia e
Calabria. Il sequestro fu seguente alla
decisione votata all’unanimità dalla
Commisisone Parlamentare Antimafia
presieduta dall’onorevole Rosy Bindi.
Gli elenchi posti sotto sequestro furono
quelli delle associazioni Grande Oriente
d’Italia, Gran Loggia Regolare d’Italia,
Serenissima Gran Loggia d’Italia e
Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi
Accettati Muratori.
Le polemiche
esplosero non solo per il sequestro degli
elenchi in sé, ma anche per le considerazioni
con le quali la Commissione
Antimafia accompagnò l’operazione,
affermando che sarebbero emersi «preoccupanti
elementi sul rischio di infiltrazione
da parte di Cosa Nostra e della
‘ndrangheta di settori della massoneria».
Affermazioni che scatenarono la reazione
di Bisi che appunto definì i sequestri
«atti arbitrari e intimidatori»