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​«Quel cromosoma in più è come un fratello»​

“Il cromosoma in più è
un fratello che non si distacca più, mi
ricorda le difficoltà, il dolore, le grandi
prove della vita. Io lo tengo abbastanza
a bada e non mi faccio condizionare da
lui, perché è vero che esistono prove e
difficoltà ma anche tante cose belle”.

La
testimonianza di Cristina Acquistapace, 45 anni,
con la sindrome di down, consacrata nell’”Ordo
Virginum”, è stato un dono per
le centinaia di giovani presenti alla festa
del cresimato svoltasi in concattedrale.
Cristina porta in giro in tutt’Italia, spesso
come ospite in diverse trasmissioni
televisive, la sua esperienza di fede e di
come si superino le difficoltà della vita,
comprese quelle legate alla disabilità.
Molta della sua determinazione le viene
dall’appoggio dei genitori che le hanno
insegnato ad aver fiducia in sè stessa,
spronandola a lottare per far conoscere
e difendere i suoi diritti.
“Nell’adolescenza ho imparato ad amare
me stessa, il mio corpo, con tutti i
miei limiti.

Ho capito che non si può
amare gli altri se prima non lo si fa con
se stessi. Il problema dei nostri giovani
consiste proprio nel non essere capaci
di amarsi così come sono, con quel
che segue” – dice spesso Cristina, che
fra l’altro ha fatto l’attrice e partecipato
alla fiction “Caro Domani”, interpretando
il ruolo di una ragazza down abbandonata
dai genitori.
Nel 1991, a 19 anni, compie un passo
importante nel suo cammino di vita:
raggiunge in Kenya la zia missionaria,
suor Vitalba. Cristina constata la grande
povertà, con la gente dei villaggi costretta
percorrere chilometri per attingere
l’acqua dai pozzi, e ammira l’operato
delle suore verso i piccoli, cui viene assicurata
l’istruzione e almeno due pasti
al giorno, oltre a tanta amorevolezza.

Spiega: “Sono partita quasi per scommessa,
per scoprire un angolo di me di
cui non ero consapevole e che mi è stato
molto utile negli anni a venire. Mi sono
cioè resa conto che, nonostante i miei
limiti, i miei difetti e i miei peccati, potevo
passare da una condizione di aver
bisogno di assistenza a quella di poter
essere d’aiuto gli altri. Ho avuto modo
di comprendere di essere unica e preziosa
agli occhi di Dio, che mi ha chiamato
a un disegno d’amore”. Non sempre
però Cristina è stata credente. “Fino
alla partenza per il Kenya – dice – avevo
fatto un patto con Dio: io da una parte
e Tu dall’altra, perchè pensavo fossimo
incompatibili. No, con Lui non ero
arrabbiata, solo che non Lo conoscevo
veramente”.

L’altro momento importante è stato in
un pellegrinaggio ad Assisi. “In un momento
di preghiera – racconta – ho capito
la volontà di Dio su di me: che mi
donassi completamente a Lui. La cosa
mi spaventava. Mi sono fermata a riflettere
su tutti i miei problemi e limiti, poi
quando ho ricordato che Egli guarda il
cuore e non l’apparenza, ho detto il mio
sì. Allora ho lasciato perdere i sogni
di amore della adolescenza e ho scelto
di seguire questo progetto, fino a consacrarmi
nell’’Ordo Virginum’. Non è
stato facile, in quanto ho dovuto scontrarmi
con pregiudizi che non pensavo
fossero nella Chiesa. Però li ho affrontati
con coraggio, sostenuta dai miei genitori”.
Il 25 marzo 2006, la cerimonia di consacrazione
nelle mani del vescovo Alessandro
Maggiolini.

“Ne ho un ricordo
meraviglioso – racconta – Mia madre mi
abbracciavo e mi diceva che finalmente
ce l’avevo fatta. Le ho risposto che invece
era solo l’inizio di una vita nuova,
diversa da quella che conoscevo, una
strada nel deserto, difficile da percorrere
ma non impossibile. Il tutto, nella
consapevolezza che anche una persona
come me, con tutti i suoi problemi
può impegnarsi nella Chiesa”. A causa
di una malattia alle gambe ha dovuto
rinunciare a lavorare nella scuola materna
per conto di una cooperativa. Ciò
non impedisce a Cristina di partecipare
a incontri nelle scuole e nelle associazioni
sulle problematiche dei down,
raccontando la sua esperienza a genitori
con figli con la sindrome di down e
cercando di trasmettere loro forza e coraggio
nell’andare avanti, nonostante i
tanti problemi. Così com’è stato per lei.