TARANTO – Un sequestro conservativo di quindici beni immobili, tra Taranto e Milano, di proprietà o comunque riconducibili all’imprenditore Francesco Portone ed alla sua società, per un importo complessivo di due milioni di euro. E’ il clamoroso sviluppo che si registra nel caso ‘matite d’oro’, uno dei tanti che hanno scandito la vita del Comune di Taranto negli anni che poi sarebbero sfociati nel crac e nel dissesto finanziario. Proprio l’ente pubblico si è costituito parte civile nel processo, tramite l’avvocato Massimo Saracino, ed ha ottenuto il sequestro disposto dal tribunale, collegio presieduto dal giudice Michele Petrangelo.
A conclusione dell’udienza preliminare il gup Giuseppe Tommasino aveva disposto il rinvio a giudizio dell’ex dirigente comunale Luigi Lubelli, dei funzionari Carlo Patella e Fernanda Prenna, dell’imprenditore Francesco Portone e di un collaboratore dell’azienda di Portone, Tiziano D’Angiulli, disponendo nel contempo il proscioglimento da tutti i capi d’accusa per Anna Giannese, la moglie di Portone. Stando alla ricostruzione della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore dottor Remo Epifani, attraverso la fornitura di materiale di cancelleria, nel periodo 2003-2006, sarebbe stata perpetrata ai danni del Comune una truffa stimata in sei milioni di euro. Un raggiro, per inciso, a cui D’Angiulli, è estraneo, dovendo rispondere solo della denuncia del falso furto di documentazione contabile al fine di impedire all’autorità giudiziaria l’acquisizione degli atti necessari per fare luce sulla regolarità delle forniture. Lo scorso febbraio si era registrato un altro colpo di scena: quando il processo pareva incanalato verso la prescrizione – il reato di truffa aggravata, contestata a quattro dei cinque imputati, è ormai ‘in scadenza’ – come dimostrato anche dal dissequestro dei beni per circa 6 milioni di euro deciso dal tribunale il 12 novembre 2012, lo stesso tribunale ha accolto la richiesta del pm Epifani, contestando anche il reato di peculato, che ha termini di prescrizione più lunghi della truffa. Giochi riaperti, dunque. Ed ora il nuovo sequestro.
Giovanni Di Meo