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Ilva, il Gruppo Riva ora alza la voce

Soltanto ‘no’ dai giudici tarantini ed il Gruppo Riva, ora, alza la voce. A far esplodere la nuova guerra tra il gruppo che controlla l’Ilva ed i giudici, le motivazioni con il quali il Riesame ha respinto al mittente il ricorso sul maxi sequestro da 8 miliardi.

“Le motivazioni rese note dai giudici a sostegno del rigetto del ricorso presentato lo scorso 15 giugno relativamente alla disposizione di sequestro preventivo di beni Riva Fire e Riva Forni Elettrici non possono che rafforzare la nostra valutazione di illegittimità del provvedimento”, si legge in una nota di Riva Fire e Riva Forni Elettrici. 

Le motivazioni – prosegue la nota – ricalcano un impianto accusatorio basato sulla pura presunzione di atti e eventi che, in assenza di un normale iter processuale, non trovano concreti riscontri.

A questo punto – concludono le due società – non possiamo che augurarci che finalmente si voglia procedere con la normale prassi giudiziaria nei tempi più brevi possibili, fiduciosi che la giustizia possa fare il proprio corso, riconducendo la vicenda nei giusti contorni”.

Parole di fuoco, mentre per una presunta maxi evasione fiscale da 52 milioni di euro, che risale al 2007, il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco ha chiesto il processo per il patron dell’Ilva Emilio Riva, per due ex dirigenti del gruppo e per un manager della filiale di Londra di Deutsche Bank.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbero indicato nella dichiarazione dei redditi elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse al fisco italiano. La richiesta di rinvio a giudizio, come detto, è arrivata ieri nello stesso giorno in cui il Riesame a Taranto ha evidenziato, nel suo provvedimento, anche l’esistenza di “una sorta di governo aziendale occulto, una struttura-ombra costituita da soggetti denominati ‘fiduciari’ che gestiva l’Ilva. Delle vicende legate al siderurgico tarantino, inoltre, si sta occupando il Parlamento.