«Le province formalmente restano in vita sino alla nuova legge costituzionale, ma di fatto sono già morte per asfissia». E’ quanto dichiara l’ex presidente della Provincia di Brindisi e leader di Noi Centro, Massimo Ferrarese sui tagli di tali enti decisi lo scorso anno, con un decreto, e annullati ieri dalla Consulta.
«Ho condotto per un anno questa battaglia, soprattutto da vicepresidente dell’Upi nazionale, convinto – a differenza di tanti parlamentari che votarono quella legge – che non potevano essere utilizzati quegli strumenti normativi per realizzare una riforma organica e che non si potevano danneggiare e mortificare solo alcune province lasciando in vita le altre».
«Adesso che giustizia è stata fatta – aggiunge Ferrarese- e che il presidente del Consiglio Letta e il ministro Delrio hanno appena dichiarato che sono determinati ad andare avanti con la abolizione di tutte le Province, attraverso una legge costituzionale, sta anche accadendo che nel frattempo le stesse province muoiono per asfissia visto che sono stati completamente annullati tutti i trasferimenti economici dello Stato nei confronti delle stesse. Le fosche previsioni da me illustrate nel corso della conferenza-stampa, nel giorno delle mie dimissioni, si stanno purtroppo avverando tutte, a causa di quei tagli per venti milioni di euro che – come temevo – hanno messo in ginocchio l’Università e creato seri problemi ai lavori della società di servizi “Santa Teresa”, ai trasporti pubblici, alle scuole e alle arterie stradali».
«A distanza di otto mesi da quella mia decisione, non posso che ribadirne l’opportunità in quanto essendomi stato di fatto impedito di programmare e realizzare (ossia ciò per cui i cittadini mi hanno eletto) sarei rimasto insieme a dieci assessori e trenta consiglieri a ricoprire un ruolo che era ormai solo formale ma che sarebbe solo costato tanto ai cittadini».
«Spero – conclude il leader di Noi Centro Massimo Ferrarese – che quelle somme possano in qualche maniera essere utilizzate per affrontare quantomeno le emergenze dei lavoratori penalizzati da questi tagli. Almeno sino a quando, dopo la nuova legge costituzionale, non si deciderà la sorte dei servizi delle ex province e dei lavoratori».