x

x

Ilva, gli appaltatori sono in ginocchio

Ritardi nei pagamenti di due settimane, un mese, a volte più. Aziende appaltatrici che non riescono a riscuotere i loro crediti, vanno in difficoltà nei rapporti con le banche, e per l’effetto-domino, non riescono a saldare i loro fornitori. I quali, a loro volta, entrano in crisi. Un circolo vizioso, uno scenario da incubo.

Epicentro di una catastrofe silenziosa, che sta terremotando la già disastrata economia tarantina, è l’Ilva. La grande fabbrica dell’acciaio paga regolarmente i propri dipendenti, dopo che sul nodo-stipendi s’erano addensate nubi nere, ma da mesi starebbe saldando in ritardo le ditte dell’appalto, con tutte le relative conseguenze. 

“Arrivano preoccupanti notizie da alcuni imprenditori che operano nell’ambito dell’appalto Ilva, che denunciano gravi ritardi nei pagamenti. Gli ultimi conferimenti avvenuti con puntualità risalirebbero al mese di maggio. A giugno e a luglio invece i pagamenti sarebbero stati effettuati con oltre 15 giorni di ritardo, senza alcuna spiegazione da parte dell’Ilva e, ci viene riferito, con difficoltà a contattare gli uffici preposti” si legge in una nota a firma di Renato Perrini, vice coordinatore del Pdl di Taranto.

“In effetti, ci sono aziende in grande, grandissima sofferenza” conferma Costantino Micelli, responsabile della sezione Autotrasporto di Confindustria, settore tra quelli che più sta patendo questa situazione. “Solo per l’autotrasporto, parliamo di un centinaio di aziende tarantine; a scalare, poi, vengono coinvolti fornitori di carburante, gommisti, carrozzieri”.

Una sorta di sotto-filiera in quella filiera dell’acciaio che a, livello produttivo, vede Taranto ‘sfamare’ il resto del Paese, mentre la nostra città si affama, nel vero senso della parola, travolta dalla crisi. Un milione di euro è la cifra che balla, solo per questa parte dell’indotto del siderurgico. “Dall’Ilva ci chiedono tempo perchè il processo di riorganizzazione, con il commissariamento e per le note vicende, non è semplice. Lo capiamo, ma ad essere in gioco è la sopravvivenza stessa di un intero settore”.

Un settore schiacciato dalla concorrenza borderline di chi viene da fuori – ne parliamo in questa pagina – e dall’effetto ribasso che la crisi Ilva sta portando come conseguenze. Altri grandi committenti del comparto industriale chiedono tariffe che si rivelano insufficienti alla sola copertura dei costi. Anche così muore un pezzo della nostra economia.