«Perchè la Regione Puglia non vuole che Taranto rinasca?». E’ l’interrogativo posto dagli Amici di Beppe Grillo Taranto, Meet Up 192, in relazione alle Zone franche urbane.
Da giorni Taranto Buonasera porta avanti una inchiesta sulla esclusione della Puglia, e quindi anche di Taranto, dai finanziamenti previsti dal decreto interministeriale che dà attuazione alle Zone franche. Per le imprese che decidono di aprire i battenti in una zfu, ci saranno incentivi che renderanno quelle aree equiparabili a dei paradisi… fiscali.
«La Regione Puglia rifiuta gli interventi statali per le Agevolazione fiscali per micro e piccole aziende delle aree a disagio socio-economico, tra cui ricade la Zona Franca di Taranto – si legge in una nota degli Amici di Beppe Grillo. Apprendendolo dal decreto del 10 aprile 2013 del Ministero dello Sviluppo Economico pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’11 luglio 2013, non comprendiamo come mai nella massima assise regionale si faccia propaganda in queste settimane proprio delle Zone franche urbane, paradisi fiscali per piccole e micro imprese, quando invece è la stessa Regione Puglia che rinuncia al suddetto intervento statale. La rinuncia è stata fatta in merito a interventi “de minimis” cioè una modalità semplificata attraverso la quale la Commissione Europea autorizza l’istituzione da parte degli stati Membri di alcuni tipi di regimi di aiuto per le imprese senza violare la concorrenza. Nella fattispecie si tratta di ben 74 milioni di euro ai quali la Regione Puglia ha ritenuto giusto rinunciare. Eppure questi sono interventi previsti dal “Piano d’Azione per la Coesione” che è lo strumento di riprogrammazione dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali 2007-2013. Si tratta di interventi mirati a rafforzare il tessuto socio-economico, salvaguardando le imprese esistenti e l’occupazione, e favorendo la nascita di nuove aziende e posti di lavoro, che a Taranto sarebbero spettate ai quartieri Tamburi, Città Vecchia e Paolo VI».
Tra gli incentivi previsti: «Esenzione dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’imposta sugli immobili e dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente: agevolazioni che avrebbero potuto ridare ossigeno alla piccola imprenditoria tarantina in quartieri abbandonati. Nella sopracitata delibera del Mise, vi è riportato che la Regione provvederà con “propri strumenti” a sostenere tali misure, senza però specificare quando e in che modo visto che è la stessa regione che reclama un giorno si e l’altro pure, le difficoltà legate al patto di stabilità e ai tagli di spesa nei molteplici settori: quel che è certo, ed è un dato incontrovertibile, è che la Regione ha rinunciato a fondi certi. Abbiamo la netta impressione che si voglia far perdere a Taranto l’ennesima possibilità di rinascita e lasciare la città nella morsa della eutanasia industriale e i suoi cittadini ricattati da una condizione dove, in un orizzonte generale, si debba continuare a supplicare un posto di lavoro nell’industria o nelle forze armate. Alla stessa maniera non avrà senso un ennesimo annuncio di stanziamento di altri fondi se già, a quelli di cui si poteva accedere, si rinuncia. Non ha senso a maggior ragione perché la Regione più volte si è dimostrata solo a parole generosa nei confronti di Taranto».