Procura della Repubblica, prefettura e forze dell’ordine: tutti al lavoro per dare un nome e un volto agli autori degli ultimi stupri avvenuti sul litorale salentino (da San Cataldo di Lecce fino a Gallipoli) e che hanno visto tra le vittime – primo caso a destare allarme – una ragazza tarantina.
I fatti com’è noto risalgono alla mattina del 15 agosto. Protagonista e vittima della storia è una ragazza di 20 anni di Taranto che il giorno prima aveva raggiunto Lecce per passare la notte di Ferragosto asssieme ad un gruppo di amici di Brindisi conosciuti sul social network facebook.
“Non ricordo nulla di quanto accaduto quella notte”, ha riferito la ragazza agli investigatori dopo la denuncia dello stupro subito. A quanto pare, la giovane avrebbe preso parte a un rave-party nei pressi di San Cataldo, sulla costa leccese. E lì qualcuno le avrà fatto ingerire delle sostanze stupefacenti senza che lei se ne accorgesse, come hanno dimostrato gli esami tossicologici.
La ragazza ricorda di essere partita in treno nel pomeriggio del 14: da Taranto a Brindisi, da dove con due ragazzi ha raggiunto, zainetto sulle spalle, San Cataldo. La festa e, poi, lo stupro. Quindi il ritorno a Lecce in autostop e il trasferimento all’ospedale Vito Fazzi. Quindi la denuncia e l’arrivo dei genitori.
A quel punto scatta l’indagine della Squadra mobile, e nel frattempo si registrano altri casi di stupro, a Gallipoli dintorni: in tutto quattro. Forse, un denominatore comune: la “droga dello stupro”. Un micidiale cocktail di alcol e sostanze stupefacenti usate dai violentatori.
Cresce l’allarme e il prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, convoca d’urgenza una riunione del comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica per il 23 agosto alla presenza, tra gli altri, del procuratore Cataldo Motta (nella foto) e dei gestori dei lidi e dei locali da ballo. Il sospetto della polizia è che le vittime abbiano ingerito appunto la “droga dello stupro”.
Interrogatori a raffica, compresi quelli relativi ai ragazzi incontrati dalla giovane tarantina. La “rete” e Facebook in particolare sono sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, emergono tracce interessanti. Soprattutto a proposito dei collegamenti tra alcuni frequentatori dei rave-party e quanti smerciano, anche attraverso lo rete, la nuova micidiale sostanze, la “liquid ecstasy”, alla base dei casi di stupro fin qui denunciati e all’esame della Procura leccese.