Il nord protesta. Taranto trema. Confindustria e giudici vanno alla guerra. E’ caos in tutto il comparto sideurgico italiano, dopo la decisione del gruppo Riva di staccare la spina a tutti gli impianti. L’Ilva è esclusa, protetta dagli scudi legislativi voluti dal governo Monti prima (la legge 231 del 2012) e Letta poi (la legge 89 del 2013).
La ‘cessazione attività’, con conseguente remissione in libertà di 1.400 operai, riguarda le fabbriche del nord e viene motivata con l’impossibilità ad andare avanti dopo la nuova tranche del sequestro da otto miliardi firmato dal gip Todisco. Ma ripercussioni riguarderanno anche Taranto, ed in parte già lo fanno. I 114 dipendenti della controllata Taranto Energia sono rimasti senza stipendio, ieri, perché anche le risorse finanziarie della società che fornisce energia alla fabbrica sono confluite nel sequestro.
E le rassicurazioni lasciano perplessi gli operai.