Il gruppo di pusher poteva contare anche sulle sentinelle. Una squadra composta da cinque persone che aveva il compito di “avvistare” le forze dell’ordine quando i loro “colleghi” erano impegnati nell’attività di spaccio. Secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle a ricoprire il ruolo di vedetta erano stati chiamati Vito Martino Attolino, Abele Ciccolella , Umberto Pregiutti, Antonio e Loredana Proietti.
A curare gli approvvigionamenti c’erano, invece, i baresi Luigi MiIloni e Grazia Palmieri e la napoletana Patrizia Vespa. A lavorare per l’organizzazione anche un corriere che si occupava del trasposto dei carichi di droga sull’asse Napoli-Bari-Taranto.
Gianluca Ciccolella, Antonio e Giuseppe Fonzino e Antonio Protopapa si occupavano dell’approvvigionamento dell’hashish e del successivo spaccio mentre Serena Senatore era la “custode” della sostanza stupefacente.
L’indagine ha avuto inizio dopo che i finanzieri avevano passato ai raggi x l’attività illecita di Vito Martino Attolino il quale aveva contatti con un gruppo radicato nel quartiere Porta Napoli e con Antonio Ciccolella e sua moglie Piera De Padova.
I contatti sono stati registrati sino a ottobre del 2011. Le indagini hanno fatto emergere il ruolo di Attolino il quale si sarebbe recato a Bari per conto dei coniugi Ciccolella-De Padova per l’approvvigionamento di droga. I contatti baresi di Attolino secondo l’accusa erano già venuti a galla in altre indagini quando l’uomo aveva svolto il ruolo di corriere trasportando 10 chili di hashish per conto del clan Taurino. Attraverso le intercettazioni gli investigatori della Guardia di Finanza hanno accertato che la casa di Piera De Padova era divenuta una vera e propria centrale dello spaccio.
Le Fiamme Gialle impegnate nei servizi di appostamento, più volte avevano sequestrato agli acquirenti dosi di droga acquistate nell’abitazione della donna. Nello stesso stabile abitano altri indagati come Loredana Proietti, Onofrio e Abele Cicolella, rispettivamente madre, padre e fratello di Antonio. Il gruppo era ben organizzato: c’era chi spacciava e chi ricopriva il ruolo di vedetta per avvisare su eventuali blitz delle forze dell’ordine.
Oltre alle sentinelle il gruppo poteva contare su sistemi di videosorveglianza per i quali secondo gli investigatori erano impiegati, dietro compenso, Antonio Proietti e Umberto Pregiutti Le vedette consentivano di evitare i controlli anche attraverso un sistema di squilli telefonici che servivano ad allertare chi in quel momento stava spacciando la droga.
A tal proposito c’è una telefonata puntualmente intercettata dalla Finanza, tra Piera De Padova e la suocera Loredana Proietti nel corso della quale la nuora invita la suocera a prestare molta attenzione in quanto ha visto nello stabile volti nuovi e si preoccupa che possa trattarsi di forze dell’ordine in borghese. In realtà si tratta di operai impegnati in un trasloco. “Occhio eh… svegliatevi!”.
La De Padova sgrida i “collaboratori” che si mostrano disattenti.