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Lezione alla politica: così si accelera l’iter sulle bonifiche

“La nostra economia ha bisogno di ossigeno e crediamo che l’Accordo di programma sia lo strumento principale”. Con queste parole, il presidente della Confindustria di Taranto Vincenzo Cesareo, ieri sera, ha aperto l’incontro con i tecnici che hanno lavorato alle procedure di bonifica di Porto Marghera. “Siamo convinti che i veri promotori di questo accordo devono essere le imprese che operano sul territorio, che hanno una attenzione ed una sensibilità diversa da chi va sul territorio per fare business” ha rimarcato il numero uno degli industriali.

Il fine ultimo è quello di accelerare l’iter di approvazione dell’Accordo di programma previsto dal protocollo d’intesa del 26 luglio. Un appello lanciato nei giorni scorsi da Taranto Buonasera e raccolto da Cesareo che ieri sera ha sottolineato le difficoltà “nel capire quali sono gli interlocutori ai quali chiedere di attivarsi affinché si arrivi ad una rapida approvazione”.


In platea, i rappresentanti delle Istituzioni, del mondo politico ed imprenditoriale. C’era l’onorevole Michele Pelillo, il sindaco Ippazio Stefàno, il presidente dell’Autorità portuale Sergio Prete, il presidente della Camera di Commercio Luigi Sportelli, i consiglieri regionali Alfredo Cervellera, Donato Pentassuglia, Pietro Lospinuso ed i segretari generali Luigi D’Isabella (Cgil) e Giancarlo Turi (Uil). Compito dei tecnici (il dott. Emanuele Zanotto, la dottoressa Gabriella Chiellino amministratore delegato di Eambiente srl di Venezia e l’avv. Alessio Vianello partner dello studio legale Mda associati del Foro di Venezia, quello di evitare a Taranto lungaggini burocratiche che hanno ritardato il processo di bonifiche di Porto Marghera”.

“La nostra era una area industriale che è stata bonificata e riqualificata, diventando una sede operativa per 2.000 persone che si occupano di progettazione, innovazione e nanotecnologie – ha spiegato la dottoressa Chiellino. Abbiamo dovuto gestire contaminazioni da metalli pesanti, diossine, pcb e pesticidi; 120 discariche abusive, emissioni nocive e scarichi nocivi in laguna. L’ambiente era compromesso. Dal 1986 si è iniziato a discutere di cosa fare e di come intervenire. Nel 1998 è stato individuato il Sin con area di contaminazione. Nel 1999 l’Accordo di programma per la chimica di Porto Marghera. Infine, e veniamo ai giorni nostri, l’accordo integrativo del 2012, per la semplificazione della procedura di bonifica firmato dal ministro Clini”.

Quindi le soluzioni possibili per non ripetere gli errori del passato. “Una proposta per un Accordo di programma quadro – ha spiegato l’avv. Vianello – che definisca interventi competenze, tempi e criteri di approvazione di progetti per l’intera area di Taranto. Sono necessari singoli accordi di programma per l’approvazione di progetti specifici di risanamento e/o riconversione”. A riguardo, secondo i tecnici che hanno operato a Porto Marghera, sarebbe necessaria “un’unica conferenza dei servizi, che possa valutare sia i progetti di bonifica che di riconversione. Ma è necessaria anche un’unica struttura tecnico-commissariale localizzata”.

Di qui l’appello affinchè il commissario per le bonifiche si doti di una sede (unica) tarantina. “Avere vicino casa tutte le strutture sarebbe una vera innovazione per Taranto, rispetto a quanto avvenuto per Porto Marghera – ha spiegato Alessio Vianello. Stesso discorso vale per le conferenze di servizi”.

Lanciata la proposta per creare una moratoria giudiziaria. “Tutti i contrasti nascono in situazioni in cui si temono azioni giudiziarie. Ecco perché credo – ha detto Vianello – che nella fase negoziale dell’Accordo di programma con ministero, dovrebbe esserci una moratoria dal punto di vista giudiziario. Una proposta utile a costringere anche i proprietari dei terreni contaminati e delle imprese responsabili, a partecipare al processo di bonifica”.

Al di la delle soluzioni possibili, dello snellimento dell’iter di approvazione e delle moratorie giudiziarie, è emersa con forza la necessità di fare sistema.

In questo senso, si registra l’intervento del sindaco Ippazio Stefàno: “Il sistema-nazione ha fallito, perchè anche voi avete aspettato vent’anni. Il Governo ha avuto l’occhio pigro. Il problema delle bonifiche riguarda l’8% della popolazione italiana. Noi, a gennaio, partiremo con le bonifiche nelle cinque scuole dei Tamburi. Ci siamo riusciti in un anno e mezzo”.

Quindi una ulteriore proposta da parte del presidente Cesareo: “Siamo nella possibilità di chiedere e proporre la white list delle imprese. Il problema è che le aziende del territorio sono ostacolate. Chi viene da fuori fa shopping e va via con modalità a dir poco discutibili”.

A chiudere l’onorevole Michele Pelillo, deputato tarantino del Pd, che ha messo sul piatto alcune perplessità, soprattutto riguardo ad una eventuale “moratoria”. “Credo ci sia una grande impresa responsabile dell’inquinamento che, probabilmente, ha pagato più del dovuto. E’ difficile chiedere a questa azienda di muoversi ulteriormente, perchè è stata chiamata a pagare, fra l’altro, i costi dell’Aia per interventi di bonifica all’interno dello stabilimento. Bisogna iniziare a fare sistema – ha detto Pelillo – e mettere le imprese nelle condizioni di lavorare. Ci sono 1,8 miliardi di euro per gli interventi Aia e 500 milioni di euro per il porto. Oltre a questo ci sono le bonifiche, che potrebbero risultare il più grande cantiere d’Italia, visto che Expo è già partito, Mose e No Tav sono bloccati. Gli occhi delle imprese di tutta Italia, e non solo, saranno su Taranto. Dovremo essere bravi a far restare quelle risorse sul territorio”.