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Vestas, gli operai in marcia fin sotto Palazzo del Governo

E’ il ‘giorno della Vestas’. Meglio, degli operai tarantini in lotta dopo che la multinazionale dell’eolico ha deciso di chiudere i battenti.

Sono scesi in strada. Sulle maglie c’è impresso il ‘marchio di fabbrica’. Ma per quanto ancora potranno continuare ad indossare quelle divise che negli ultimi quindici anni li hanno accompagnati sul posto di lavoro?

Stando alle comunicazioni arrivate dai vertici aziendali e confermate negli incontri romani, il D day è il 30 dicembre. Poi tutti a casa.

Non solo i 127 dipendenti diretti di Vestas Nacelles, lo stabilimento che ha i mesi contati; lo spauracchio della fuga da Taranto spaventa ora anche gli altri due stabilimenti tarantini (Blade e Italia) così come l’indotto nato attorno all’energia alternativa.


E oggi, infatti, all’imbocco di via Di Palma, dove i sindacati Fim Fiom e Uilm hanno dato appuntamento per la partenza del corteo che accompagna lo sciopero di otto ore, non ci sono solo loro. Il sostegno è arrivato dai colleghi tarantini, dagli impiegati nei cantieri Vestas della Puglia. Il tam tam telematico è servito a portare nel mondo il caso Taranto, arrivando fino alle istituzioni danesi.

In fabbrica, nello stabilimento di via Ariosto presidiato da giorni (con quattro turni da sei ore) stamattina resta solo una sparuta rappresentanza. Il resto della forza lavoro è in strada a gridare contro la ‘vigliaccata’ (come la chiama qualche operaio). Nel pieno dell’età lavorativa, con mogli, figli (che oggi sorreggono cartelli eloquenti) e mutui da pagare, gli operai non ci stanno. Hanno visto sfumare il lavoro dall’oggi al domani, con una comunicazione ‘vie brevi’ che ha complicato le loro esistenze. In gruppo, li incontriamo mentre si preparano alla ‘marcia’. “Da quanti anni lavoriamo alla Vestas? Sono 15 anni”.

Nessun sentore del terremoto che sarebbe deflagrato via telefono: “a metà settembre è stata firmata la cassa integrazione ordinaria per 13 settimane, il 30 settembre arriva una telefonata: a fine dicembre si chiude. Se avevamo sentore di quello che stava per accadere? Quello che possiamo dire è che più volte i vertici ci hanno rassicurato, non avrebbero chiuso Nacelles a Taranto, sempre elogiata. Un’azienda che ha fatto sempre utili da noi pur non investendo. Non c’è crisi, semplicemente si spostano in Spagna”. Non è un segreto e lo dicono apertamente anche gli operai che Vestas, come altre grosse realtà qui da noi, ha fatto leva su contributi pubblici, sgravi fiscali ed incentivi. Altro dettaglio che non è sfuggito a chi ha vissuto in fabbrica: “l’azienda ha fatto un grande ricorso al lavoro interinale in un momento siamo arrivati a 200 interinali su 120 dipendenti”.

Finanziamenti pubblici e drammi privati. “Ci sono stati due incontri a Roma, in entrambi i casi è stata confermata la chiusura. E’ per questo che oggi ci rivolgiamo alla prefettura per chiedere al Governo un incontro ad un livello più alto, non con i funzionari, ma con il ministro” spiega Alessandro Miccoli 37 anni. Al suo fianco (nella foto a sinistra, ndr) i colleghi di una vita Luciano Scarati e Mario Sottile, 47 anni e …tutta la vita davanti. “Abbiamo mandato una lettera al presidente Vestas in Danimarca: è poco dire che trovare lavoro qui è impresa impossibile. Siamo ‘solo’ in 120, ma l’impatto sociale dell’annunciata chiusura è pazzesco pensiamo all’indotto e agli altri stabilimenti che ora tremano in assenza di un piano industriale. In quindici anni, abbiamo acceso mutui, per molti di noi questa è l’unica entrata e da un giorno all’altro ci siamo trovati per terra. Ai tavoli governativi hanno fatto capire che non c’è trippa per gatti.  Ecco perché si prevede una reazione a catena”, si alternano Alessandro, Luciano e Mario.

Il ‘Vestas Day’ inizia dall’Arsenale per percorrere via Leonida e via principe Amedeo direzione prefettura. Il corteo ha tagliato il centro della città. Alla testa i sindacalisti, che non risparmiano qualche stoccata ai politici che si sono ‘affrettati’ ad esprimere solidarietà e vicinanza: “la solidarietà solo a parole ci serve poco, se prima non ci sono i fatti” sbotta Berrettini (Fim Cisl).

In tarda mattinata, i rappresentanti sindacali di categoria sono saliti in prefettura. Vasta l’adesione alla manifestazione di stamattina: in centinaia hanno marciato fin sotto Palazzo del Governo.