TARANTO – La liquidazione dell’assegno di fine mandato, maturato al primo gennaio, ammonta a 69.154 euro. Di questi, 66.500 sono stati ‘mandati indietro’ alla Regione, per pagarsi i contributi.
Ed è così che i tarantini Arnaldo Sala, del Popolo della Libertà, e Patrizio Mazza, ex Italia dei Valori, consiglieri regionali (il secondo s’è dimesso dopo il flop nella corsa a sindaco) si sono guadagnati un vitalizio a carico dell’ente pubblico da 4.300 euro al mese. Magie della politica regionale, che tornano d’attualità ora che il caso dei vitalizi d’oro alla Regione Puglia suscita nuove polemiche.
Dal primo gennaio i Consiglieri regionali della Puglia non maturano più la ‘pensione’, il vitalizio appunto, che spetta agli eletti, ma ovviamente i diritti acquisiti sono preservati dalla legge, una sorta di salvacondotto per i consiglieri alla prima legislatura. Basta versare i contributi necessari a completare cinque anni di versamenti e ricevere così il vitalizio-pensione.
A beneficiare della norma, ora, è l’ex magistrato e capogruppo Idv, ma soprattutto assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro. Uno che a Taranto è diventato di casa, proprio in ragione del suo delicato incarico. Eletto consigliere nell’aprile 2010, alla data dell’abolizione del vitalizio Nicastro aveva maturato i 30 mesi necessari a beneficiare di quello che viene definito, comunemente, scivolo. Per questo il 30 maggio Nicastro ha versato 66.560 euro, necessari a coprire il periodo di contribuzione mancate, e l’ufficio di presidenza del Consiglio ha proceduto a quantificare il suo assegno vitalizio: 4.322,14 euro lordi al mese, una cifra quantificata calcolando il 40% dell’indennità lorda.
Per la cronaca, in questi giorni hanno beneficiato dalla norma altri due consiglieri: un altro Idv, Aurelio Gianfreda, e Giovanni Epifani, del Partito Democratico. Il vitalizio scatta al compimento dei 60 anni d’età, ed è reversibile agli eredi.