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Taranto si ribella. “Noi vogliamo alternative. Vogliamo l’aeroporto”

TARANTO – La città si ribella. Si ribella all’indifferenza e soprattutto alle ingiustizie. Ai ritardi ed al baricentrismo che da troppo tempo ormai sta penalizzando l’area ionica. Ospedali e università che chiudono, fondi per gli alluvionati che arrivano dopo decenni, ed un aeroporto che pur contando su una pista tra le più lunghe d’Italia ancora non può essere attivato. I fondi c’erano, ma sono spariti perchè hanno preso altre direzioni. Ed ancora una volta Taranto ha perso un’occasione.

Ora basta. Gridavano dalla strada stamattina i cittadini.


Un serpentone si è mosso poco dopo le 10 da via Di Palma, nei pressi dell’Arsenale.

La manifestazione, organizzata dal comitato pro-aeroporto, ha raccolto poco più di trecento persone. Molti di loro erano studenti.
I ragazzi degli istituti Pacinotti, Quinto Ennio, Righi e Battagliani hanno animato il centro del corteo capitanato dalle associazioni pro aeroporto (Movimento Aeroporto Taranto, Taranto Voglia di Volare, Taranto Futura, Comitato Aeroporto Magna Grecia, Progentes).
“Avevamo calcolato questa rappresentanza” ci dice l’avvocato Nicola Russo di Taranto Futura. E’ l’inizio di una serie di manifestazioni per sollecitare la classe dirigente per uno sviluppo diverso della città, basato sul turismo e sull’agricoltura. Presto incontreremo le associazioni di Matera per uno sviluppo che viaggi sull’asse ionico-lucano, ma per farlo occorrono porto ed aeroporto”.

“Sono qui per dare un messaggio di speranza ai tanti giovani che come me non riescono a trovare un posto di lavoro” ci dice Cristina De Florio, 28enne, che da libera cittadina ha partecipato alla manifestazione. “Ci aspettavamo la partecipazione del sindaco Stefàno” osserva Rosa Fonseca che era con Cristina .

Tra gli amministratori c’erano, invece, il sindaco Giorgio Grimaldi di San Giorgio. “Sono qui – afferma – perché sosteniamo le ragioni dell’aeroporto per lo sviluppo del territorio e per il rilancio del turismo”.

Sandro Esposito, anche lui libero cittadino, ci racconta la sua esperienza: “Ho due figli, di cui uno ad Urbino, che con sacrificio ho fatto studiare spendendo ben 300 milioni delle vecchie lire. Mia figlia che vive qui a Taranto non lavora. Ieri sera sono stato ad una festa di laurea e nei volti dei ragazzi non ho visto speranza di futuro. Sono qui oggi per dire basta ad anni di silenzio. Siamo stati narcotizzati per cinquant’anni. Ora ribelliamoci”.

Il corteo ha attraversato via Di Palma e via D’Aquino per dirigersi verso piazza della Vittoria. Qui gli organizzatori hanno rivolto l’appello alla città. Tra loro Walter Fischetti del movimento Aeroporto Magna Grecia ha lanciato un nuovo allarme: “Rischiamo di perdere i finanziamenti europei per il 2014/2020. Taranto, insieme a Bari è nella mappa delle città europee che, dotate di porto, aeroporto e stazione ferroviaria, possono partecipare allo stanziamento di 250 miliardi per la rete Ten.Ti (Trans European net trasportation). Ecco perchè Bari guarda con attenzione a Napoli e punta sull’alta velocità. Ma non prepara ancora nessun progetto per Taranto. Siamo in enorme ritardo e ancora una volta rischiamo di perdere un’occasione”.

Non sono mancati i momenti di tensione. Prima dell’avvio del corteo una diatriba tra la Uil ed i Liberi e Pensati scaturita dal fatto che i primi stavano scaricando le bandiere, ma l’invito degli  organizzatori era stato quello di partecipare senza simboli e vessilli.