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Politica e criminalità. Alias, sferzata al Comune

Tre righe. Appena tre righe delle quindici pagine della sua relazione. Eppure in quelle tre righe c’è tutto il severo atto di accusa nei confronti di certe “distrazioni” del Comune di Taranto.

La relazione è quella del Procuratore Generale della Corte d’Appello di Lecce, Antonio Maruccia. È la relazione letta qualche giorno fa alla cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.

E quelle tre righe riaccendono i fari su una delle vicende più scabrose  affiorate negli ultimi anni su presunti rapporti tra politica e criminalità organizzata. Inchiesta Alias, per intenderci. Storie di vecchi clan e antichi nomi della mala tarantina che avrebbero ordito trame per (ri)assumere il controllo del territorio. I nomi sono quelli dei D’Oronzo e dei De Vitis e nel cuore di certi intrecci ci sarebbero le stranezze sull’allora gestione del Centro Sportivo Magna Grecia. E qui si colloca l’atto d’accusa del Procuratore Generale:

«Anche a Taranto – scrive Maruccia a proposito delle infiltrazioni criminali nel distretto di Lecce, Brindisi e Taranto – con l’indagine Alias si accerta il controllo da parte dei clan criminali di una importante struttura di proprietà comunale a fronte di una sorta di “indifferenza” di esponenti del Comune». È proprio quel riferimento alla “indifferenza” di matrice comunale che suona come una energica sferzata al comportamento avuto nella circostanza da pezzi del Comune. Ora il processo Alias è alle battute finali. La sentenza è prevista per il 24 febbraio e il pubblico ministero antimafia, Alessio Coccioli, ha già chiesto 187 anni di carcere per i 19 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato.

Il cardine dell’inchiesta è sulle attività del presunto clan D’Oronzo -De Vitis che avrebbe riaffermato la sua forza in città imponendo il pizzo ai commercianti e controllando il traffico di droga. Intanto gli equivoci rapporti tra mala e politica hanno avuto una nuova eco proprio nei giorni scorsi con l’inchiesta Gamne Over. Anche in questo caso è il Comune guidato da Ippazio Stefàno al centro delle attenzioni. Sarebbero emersi rapporti, anche di natura elettorale, tra  esponenti criminali e candidati prima eletti in consiglio comunale e poi nominati assessori.

Enzo Ferrari
Direttore responsabile