La campagna di comunicazione sul Fertility Day ha sca tenato un’ondata di polemiche.
Una bufera, soprattutto sui social, che ha investito il ministro Lorenzin, costretta alla fine dall’intervento del premier Renzi a ritirarla. Abbiamo chiesto la sua opinione anche alla consigliera regionale tarantina di Forza Italia Francesca Franzoso.
Consigliera lei ha condiviso queste polemiche?
No. Al contrario mi ha stupito il modo in cui la vicenda sia stata strumentalizzata. Sembra che oggi parlare di fertilità sia diventato un tabù.
Cioè?
Le contestazioni mosse all’iniziativa dimostrano che davvero in pochi hanno letto il Piano nazionale di fertilità all’interno del quale c’è l’indizione del Fertility Day. Se l’avessero letto si sarebbero resi conto che nel piano c’è una forte azione di politica sanitaria per rendere accessibile la procreazione rispetto ad una patologia purtroppo in forte aumento: l’infertilità.
Quindi?
Quindi si tratta, di una giornata, quella del 22 settembre, medicodivulgativa sul tema dellaprevenzione della salute riproduttiva. L’intento è lodevole, al pari di ogni altra iniziativa diprevenzione: informare la popolazione su un tema sanitario, quello della fertilità e sui fattori che possono metterla a rischio.
Non è che, siccome siamo un paese che invecchia, il messaggio che potrebbe passare è invece quello di contribuire all’aumento demografico?
La contrazione demografica di questa fase è una realtà ineludibile. Il 2015 è stato il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità. Siamo fermi a una media di 1.35 figli ogni donna. Ma è un’altra questione, rispetto alla campagna informativa, un tema che sta sullo sfondo.
Nient’altro dietro le cartoline che hanno fatto infuriare il web?
Mi scusi, è una campagna che promuove l’informazione sanitaria. Io non colgo messaggi subliminali, né tantomeno offensivi. È una giornata di convegni promossa dal Ministero della Salute, per sensibilizzare donne e uomini sulla prevenzione dell’infertilità e quindi sul rischio di perdere la possibilità di aver figli, pur desiderandoli. In tutta Europa si lanciano campagne simili. Ma solo in Italia viene vista come “ingerenza di Stato”, come un invito esplicito e indelicato a fare figli. Invece è giusto che le Politiche sanitarie promuovano l’informazione sui rischi per la fertilità, rendendoci consapevoli.
A qualcuno è sembrato una offesa a chi non riesce ad avere figli.
Un diritto (in questo caso all’informazione) non può essere un’offesa per nessuno. Altrimenti dovrebbe valere anche per il diritto all’aborto assistito. Invece, cominciare a parlare seriamente difertilità può essere d’aiuto a chi non riesce ad avere figli, anziché farlo rimanere un problema privato.
C’è chi si è sentito offeso anche perché la denatalità è dovuta alla precarietà.
Sul tema della natalità influiscono politiche del lavoro, fiscali sociali. Senza dubbio le condizioni economiche rappresentano un freno alle nascite, negarlo sarebbe falsare la realtà. Ecco perché è giusto chiedere uno stato sociale più a misura di giovani e famiglie. Servono asili nido, misure a sostegno dall’occupazione femminile, politiche per il lavoro. Ma c’è dell’altro.
Che cosa?
La denatalità è legata anche ad un cambiamento culturale e valoriale della nostra società. La società moderna, schiacciata sul presente, con i suoi messaggi “godetevi la vita”, “siate liberi”, “non rinunciate a niente”, ha anche prodotto un individualismo talvolta esasperato. La “sbornia dilibertà” fa si che arriviamo a porci sempre più tardi la fatidica domanda: “cosa mi sto perdendo?”quando a volte è troppo tardi. Ecco quindi che oggi, dopo aver raggiunto un tasso di natalitàprossimo allo zero, si tenta di cambiare rotta e invertire la tendenza.
Modernità e crescita zero, insomma..
Esatto. Paesi come la Germania o la Francia lo hanno già capito. Non si può esserepotenze economiche senza essere anche potenze demografiche. Detto questo: nella scelta consapevole di avere un figlio l’aspetto economico è il grande tema da affrontarenel Paese. L’ho detto e lo ripeto: servono politiche a sostegno di nascite, lavoro, donne,famiglia. Ma sono politiche strutturali complessive, economiche, di welfare, che implicanouna strategia una e visione di Governo. Il ministero della Salute si occupa dell’aspetto sanitario.
Quindi scusi, per lei il diluvio di polemiche come si spiega?
La fertilità, e la sua tutela, deve poter essere argomento di dibattito pubblico. Ci mancherebbe altro. Come si addice ad uno Stato laico, democratico, moderno. Anzi di più: la tutela della fertilità deve essere una preoccupazione comune. Lo è in tutta Europa. Se il messaggio, così come è stato diffuso, è stato frainteso è bene cambiarlo. Magari dando più risalto ad altri contenuti del Piano nazionale della fertilità, più efficaci ed appropriati. Detto questo, resto convinta dei benefici della giornata di informazione sanitaria. Per un problema che è sanitario e su cui la consapevolezza e laprevenzione hanno un ruolo cruciale.