Proseguono gli approfondimenti all’interno dell’Ilva per ricostruire le cause dell’episodioche nello stabilimento di Taranto, ha determinato l’incidente nel quale è morto l’operaio 25enne Giacomo Campo.
Oggi l’autopsia, dodici le persone che risultano indagate. Secondo quanto si apprende da fonti aziendali, il nastro trasportatore CV14, che alimenta con materiali ferrosi l’altoforno 4 della fabbrica, era stato danneggiato da un taglio longitudinale di circa 200 metri. A causa del taglio, il materiale di trasporto ha continuato a ricadere sul tamburo di rinvio, fino a sommergerlo e impedirne la rotazione.
Per questo l’Afo4, non potendo essere più alimentato, era stato “fermato” in nottata interrompendo, di conseguenza, la produzione di ghisa. I tecnici dell’Ilva, secondo fonti vicine all’azienda, hanno confermato come “le operazioni di pulizia e rimozione dei materiali, effettuate dalla ditta Steel Service per la quale lavorava Giacomo Campo, siano avvenute soltanto dopo che Ilva, nel rispetto delle procedure previste, ha messo in sicurezza l’impianto togliendo l’alimentazione elettrica ai motori del nastro. Risulta inoltre che, al momento dell’incidente, non erano in corso altri lavori né sul nastro, né intorno all’area interessata”.
Per quanto riguarda l’attività di pulizia effettuata dall’operaio, è “possibile dedurre – osservano le stesse fonti, “che il lavoratore fosse particolarmente vicino alla banda diritorno del nastro, di fronte al tamburo di rinvio, intento a rimuovere il materiale riverso. Le operazioni di pulizia avviate, ed in particolare la progressiva rimozione del materiale riverso, hanno determinato una variazione delle condizioni di assetto del nastro, carico del materiale trasportato sulla banda di andata, con conseguente rotazione del tamburo che ha intrappolato il lavoratore”.
Quanto alle tempistiche dell’intervento, gli accertamenti “hanno confermato – viene rimarcato – che alcuna azione è stata anticipata rispetto alla predisposizione dei presidi necessari volti a garantire lo svolgimento in sicurezza delle lavorazioni. Inoltre non risultava necessario attendere l’intervento di alcuna gru, come pure paventato, per eseguire le attività connesse alla pulizia del nastro trasportatore CV14. L’utilizzo del mezzo, al più, poteva rendersi necessario per la successiva fase di sostituzione del nastro – concludono le stesse fonti – da parte di Ilva, e quindi esclusivamente al termine delle attività di pulizia”.