«Ce l’avete fatta! Ci siete riusciti. Vuol dire che quando ci si mette d’impegno lo sapete raggiungere un obiettivo. Di quale obiettivo stiamo parlando? Quello di azzerare le speranze, le sorti e soprattutto le possibilità di sopravvivenza del sistema del piccolo e medio commercio ancora insistente in città. Come ci sono riusciti? Con quasi quattromila metri quadrati in più di superfice vendita al centro commerciale Auchan, a due passi dal centro cittadino, ed il gioco è fatto».
E’ il commento di Confartigianato Taranto dopo il via libera al progetto che prevede l’ampliamento del centro commerciale Auchan. Come riportato nell’edizione di Taranto Buonasera di lunedì 12 settembre, in Regione si è conclusa la conferenza di servizi dove è stata esaminata la richiesta di ampliamento avanzata l’11 febbraio 2016 dalla società Auchan Galleria Commerciali S.p.A. L’ultimo appuntamento in Regione è stato quello del 4 agosto; le precedenti conferenze si erano tenute il 15 marzo e il 13 giugno.
Al termine di questo iter durato sei mesi, la Conferenza di servizi, presieduta dal dirigente della Sezone Attività Economiche della Regione, Teresa Lisi, ha deliberato «all’unanimità» il «parere favorevole per l’ampliamento del centro commerciale Auchan», seppure con le prescrizioni tecniche del Servizio Urbanistica Regionale e della Direzione Ambiente Salute e Qualità della Vita del Comune di Taranto.
«A chi devono ringraziare i nostri commercianti di vicinato per questo regalo di fine carriera? Questo sta diventando un po’ un problema. Tutti gli attori si smarcano, fanno spallucce – dicono da Confartigianato. Ma come? Il Consiglio comunale di Taranto assunse una delibera contraria, le associazioni di categoria riempirono pagine e pagine di giornali con pareri contrari, snocciolarono impietosamente e ripetutamente i numeri strazianti delle morti commerciali in città e dati inerenti il pericolo derivante dall’ampliamento, si è trascorsa una estate a leggere il ping pong sui meriti per il turismo, sui demeriti in ordine alla città in stato di abbandono, sull’urgenza di rivitalizzare le strade commerciali, mobilità, parcheggi, e poi che succede? Si partecipa alle conferenze di servizio e nel momento decisivo si vota a favore.
Attenzione, questa non è una invenzione giornalistica, ma purtroppo la dura verità derivante dagli atti. I giornali, infatti, hanno rivelato come sono andati i fatti e chi ha votato a favore su questa storia. Ci è caduto il mondo addosso. Ma come, si è predicato bene e poi? Vogliamo capirci bene. Tutti i commercianti e gli artigiani devono capire bene cosa è successo e quali sono le prospettive a cui si va incontro per il futuro. Meritano rispetto e chiarezza. Allora signor sindaco, signori assessori, signori consiglieri comunali, signori rappresentanti del popolo tarantino, l’attenzione è puntata verso di voi. Ci sono agli atti i programmi elettorali sulla base dei quali avete ricevuto il voto dei cittadini. Questi programmi – sottolineano dalla confederazione dell’artigianato – che saranno purtroppo oggi sicuramente pieni di polvere, non sono carta straccia ma, per un rappresentante dei cittadini, rappresentano il “vangelo” del mandato.
Ed il Vangelo un vero credente lo osserva sempre e comunque. In tutti i programmi, con in testa quello del sindaco Stefàno, si parla chiaro che “si sarebbe puntato sullo sviluppo del vie cittadine e del commercio di vicinato senza consentire ulteriori estensioni della grande distribuzione”. Avete preso i voti per gli impegni assunti in quel programma. Li avete presi anche dai commercianti e dagli artigiani che hanno creduto in quell’impegno che avrebbe consentito di farli risollevare dalla profonda debacle in cui tutto il tessuto economico cittadino è caduto, non solo per la crisi internazionale, ma soprattutto per il completo abbandono sociale, economico ed urbano in cui è stata ridotta la città. A conti fatti ci ritroviamo invece esattamente il contrario degli impegni assunti: desertificazione delle vie commerciali ed estensione della grande distribuzione.
Politicamente come verrebbe definito questo comportamento contraddittorio rispetto ad un impegno programmatico elettorale? Tradimento? Presa in giro? Oppure? E gli altri attori di questa disfatta come lo chiamerebbero il loro di comportamento nei confronti dei commercianti tarantini? E quale è stato, in questo caso, il ruolo dei nostri consiglieri regionali? E non ci venite a raccontare la storia degli atti dovuti e delle leggi regionali, in un territorio come questo dove si sono fatte sinora 10 leggi ad hoc per la questione Ilva. Risparmiateci le lezioni di diritto. Qui si parla di politica, di scelte, di lotta per il futuro della nostra collettività».
Secondo Confartigianato si tratta di «domande alle quali i cittadini, i commercianti tarantini esigono risposte chiare ed immediate. Purtroppo il problema di questo territorio è che si approfitta sempre della poca memoria dei cittadini, nessuno si ribella, dopo le frittate fatte poi nessuno ne parla più. E’ già successo. Si ripete. Si vive e si opera con lo status quo del momento. Il bello che poi, tra un po’, torneremo a leggere sui giornali i dati allarmanti della desertificazione commerciale e sociale forniti puntualmente dalla associazione di categoria. Lacrime di coccodrillo a iosa. Purtroppo Confartigianato non è stata chiamata ad assumere alcun ruolo in questa storia, abbiamo potuto soltanto lanciare l’allarme, ricordare più volte agli amministratori pubblici i propri impegni assunti, ma come si vede invano. Forse avremmo dovuto fare ancora di più. Altri hanno invece avuto ruoli attivi e decisivi. La cosa che ci fa arrabbiare di più è che tutti gli esperti del settore non fanno altro che ammettere che quel che resta del tessuto commerciale cittadino così come attualmente ridotto a causa del disastro derivante dalla mancanza di attrattiva delle vie commerciali, dell’urbanista fatiscente, dalla cronica difficolta della mobilità e dei parcheggi non potrà continuare a reggere la presenza di due centri commerciali così vicino, figuriamoci adesso con un altro ampliamento di superfice della grande distribuzione».
Quindi Confartigianato si appella «al senso di responsabilità dei nostri politici ed amministratori comunali e regionali. Si ascolti il grido disperato di queste importanti categorie economiche, gli operatori del commercio e dell’artigianato, straziate sotto tutti i punti di vista. Si chiede coraggio e mano sulla coscienza. Fermate questa assurda procedura e date una speranza di futuro a questa gente, ai commercianti della città. Probabilmente voi politici ed amministratori tra qualche anno non ci sarete politicamente più, loro invece, gli operatori, vorrebbero esserci ancora ad illuminare le nostre strade, a dare un posto di lavoro ai nostri concittadini, a continuare a dare una parvenza di città a questo territorio ridotto ad un villaggio in stato di abbandono post-tsunami. Torneremo a ricordavi tutto ciò, chiediamo alla stampa di tornarci ancora su tutto ciò, le responsabilità, i progetti, il riscatto della nostra imprenditoria. Imprenditori, piccoli sì, ma fieri ed eroici che cercano di resistere a tutte le avversità, dove possono. Ora poi si è pure improvvisamente svegliata la storia dell’utilizzo del palazzo ex Upim. Vuoi vedere che la storia si ripete? Non è possibile, commercianti ed artigiani svegliatevi da questo torpore. E’ il momento di lottare».