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Capriulo e Mignogna: stop all’Ilva

Dante Capriulo, consigliere comunale e provinciale di Taranto e Angela Mignogna, coordinatrice dell’associazione “L’altra Taranto” si schierano al fianco di Michele Emiliano, nella battaglia per l’ambientalizzazione dell’Ilva e per la sicurezza all’interno dello stabilimento.

“Il Presidente della Regione Puglia, infatti – si legge in una nota firmata da entrambi – individua tale drammatica condizione ambientale e di sicurezza sul lavoro nell’attuale sostanziale inconcludenza dei tentativi di ambientalizzazione attuati dal governo nazionale, che ha, per decreto, anche impedito con legge d’urgenza alla magistratura di pretendere la messa in sicurezza dello stabilimento. Il Presidente Emiliano, giustamente, alza la voce chiedendo alla magistratura di verificare la stessa costituzionalità degli ultimi decreti “Salva ILVA”, chiedendo a Renzi di revocare la facoltà d’uso all’interno dello stabilimento sequestrato dalla magistratura, che i commissari blocchino la produzione a meno che il processo di ambientalizzazione sia portato a termine e la messa in sicurezza della fabbrica sia assicurata in tempi brevi e certi. Chiede da tempo che la fabbrica cambi radicalmente le modalità di produzione, perchè se deve continuare a produrre deve innanzitutto rispettare ambiente, salute e lavoro. Solo dopo viene il profitto”.

La morte sul lavoro del 25enne Giacomo Campo, dipendente di una ditta di pulizie all’interno dell’Ilva, verificatasi lo scorso 17 settembre, riporta in primo piano la discussione sull’opportunità di tenere ancora aperta la fabbrica. “Abbiamo ormai perso il conto delle morti sul lavoro – scrivono Mignogna e Capriulo – nello stabilimento siderurgico. Ad esse si aggiungono le centinaia di morti legate all’inquinamento ambientale, così come certificato dai periti del Tribunale, nella perizia consegnata nel 2012 al giudice Todisco. Secondo i loro studi, a Taranto muoiono ogni anno circa 30 persone (tra lavoratori e residenti) a causa dell’inquinamento, a cui vanno aggiunte le tante malattie invalidanti correlate alla grande industria(…) Abbiamo il timore di vedere la città stanca e silente di fronte alle continue violazioni dei diritti e supina rispetto ai 10 decreti salva Ilva”.