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Le bombe dei pescatori di frodo hanno messo a rischio anche il Ponte Punta Penna

“Hanno distrutto per mesi il mare con ordigni esplosivi, seguendo i banchi di pesci che cercavano rifugio e nutrimento nei due seni del mar Piccolo, habitat ricco di biodiversità da tutelare”.

Abbastanza duri gli investigatori di Finanza di mare e Guardia costiera che hanno fatto scattare il blitz Poseydon. Il pm Mariano Buccoliero, che ha coordinato le indagini, a tal proposito si è avvalso anche di una consulenza del Cnr dalla quale emerge che la pesca con l’uso di esplosivi prolungata per mesi ha alterato in modo significativo l’ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo.

Le esplosioni hanno determinato l’effetto di rimuovere il fondale inducendo il fenomeno del “risollevamento” dei composti industriali inquinanti presenti nelle zone interessate dalla pesca di frodo. Oltre a danneggiare il patrimonio naturalistico e faunistico, la pesca di frodo ha mandato in crisi gli affari di chi opera legalmente nel settore della pesca, alterando regole ed equilibrio del mercato.

Le bombe di notevole potenziale inoltre venivano fatte esplodere, creando serio pericolo per la navigazione, anche di giorno e persino nelle vicinanze di specchi d’acqua di interesse strategico militare come la ex Banchina Torpedinieri della Marina Militare e il pontile del Deposito carburanti dell’Aeronautica militare. E il pericolo si estendeva anche ad infrastrutture civili come il ponte Punta Penna, mentre non rimanevano indenni da notevoli compromissioni gli impianti di mitilicoltura situati in mar Grande e in mar Piccolo.