Processo Duomo: dodici condanne per 66 anni di carcere e sette assoluzioni.
Condannato a 15 anni Giuseppe Taurino; a 13 anni Massimo Zappino; a 7 anni Francesco Taurino; a 7 anni Emanuele Quintavolo e Osvaldo Pignatelli; a 3 anni Giuseppe Pizzolla; a 3 anni e 6 mesi Rosario Sambito; a 2 anni Vincenzo Cassese; a 1 anno e 11 mesi Giovanni Galileo; a 1 anno e 10 mesi Antonio Palumbo; a 2 anni Gabriele Palumbo; a 3 anni Mario Esposito. Assolti Ignazio Taurino, Anna e Massimo Basile, Emanuele Basile, Cherubina Galeandro, Filomena Prester, Emanuele Taurino. Nel collegio di difesa, tra gli altri, gli avvocati Salvatore Maggio, Fabrizio Lamanna, Patrizia Boccuni, Fabio Nicola Cervellera, Gaetano Vitale, Massimiliano Scavo, Salvatore Di Fonzo, Raffaele Missere, Rossella Trani e Francesco Marturano.
Erano stati già condannati gli imputati che, invece, hanno optato per il rito abbreviato nel processo all’organizzazione che si occupava prevalentemente del traffico di droga, ma cercava anche di condizionare il mercato del pesce e di inserirsi in attività economiche come gli eventi culturali e turistici organizzati nella Città Vecchia. Nel giugno del 2013 la Guardia di Finanza ha notificato 39 ordinanze di custodia cautelare a presunti affiliati al clan con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. In trentaquattro finirono in carcere e cinque ai domiciliari.
Le indagini, coordinate dal pm della Dda di Lecce, il dottor Alessio Coccioli, riguardò una presunta organizzazione che, come detto, aveva la sua base operativa nella città vecchia e furono supportate da intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di appostamento, pedinamento e da riprese filmate. E’ stato accertato che la presunta associazione mafiosa, caratterizzata da una elevata caratura organizzativa, avrebbe garantito nel tempo un costante approvvigionamento di sostanze stupefacenti, rifornendo sistematicamente aree di mercato sempre più vaste. In particolare sono state 24mila le ore di telefonate e numerosissime di immagini registrate attraverso telecamere nascoste e cimici. Il clan, secondo gli inquirenti, aveva collegamenti anche con altri gruppi malavitosi.