Pesanti condanne nel processo antidroga “Neve tarantina”.
Più di 130 anni di carcere per dieci imputati che hanno scelto il rito ordinario. Due, invece, le assoluzioni. Inflitte pene detentive superiori a quelle richieste dal pm Alessio Coccioli.
Trent’anni di carcere sono stati inflitti a Michele Puce (per il quale era stata richiesta la condanna a 14 anni); 27 anni a Francesco Gaeta ( richiesta a 12 anni); 15 anni a Nicola Gentile (la richiesta era di 10 anni); 16 anni a Francesco Leone (richiesta 8 anni); 9 anni ad Angelo Murciano (richiesta 8 anni); 9 a Roberto Mastrovito (richiesta 6 anni); 9 a Rocco Russo per il quale il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione; 5 anni di carcere a Vincenzo Stola e Costantino Bianchini (la richiesta era di 6 anni).
Assolti invece Bequiri Dragush e Bruno Malecore, quest’ultimo difeso dagli avvocati Fabrizio Lamanna e Manuela Stallo. Per Malecore il pm aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione. Nel novembre del 2015 con il rito abbreviato sono state 20 le condanne, per oltre 240 anni di carcere, emesse dal gip del tribunale di Lecce. A 20 anni di reclusione è stato condannato Aldo Catapano, referente di spicco del gruppo di presunti pusher che controllava la borgata di Talsano.
Le indagini dei carabinieri, coordinate dai pm Coccioli della Dda di Lecce e del sostituto procuratore di Taranto, Lucia Isceri, hanno sgominato una associazione dedita al traffico di stupefacenti che attraverso tre canali di rifornimento riusciva ad alimentare il mercato tarantino. Il primo canale con la Colombia: la droga arrivava in Italia solo dopo uno scalo in Spagna. Il secondo canale, invece, era col quartiere Japigia di Bari e il terzo con Gioia Tauro.