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Evitiamo il mercato delle vacche

In queste ore il sindaco Stefàno incontra la sua maggioranza (?) per spianare la strada alla formazione della nuova giunta.

“Nuova”, si fa per dire, dal momento che le voci più insistenti parlano solo di un rimpasto di deleghe da redistribuire agli assessori uscenti, fatta eccezione per Vincenza Vozza, scaricata grazie al trappolone della nomina degli scrutatori per il referendum. Un siffatto rimpasto, l’ennesimo, non si capisce quali benefici porterebbe alla città, atteso che tutti gli altri tentativi compiuti dal sindaco non pare abbiano sortito particolare effetti se non quello di accrescere la sensazione di evanescenza di questa amministrazione. Questa volta, però, il rimpasto si presta a ulteriori pericoli: ci sono almeno quattro-cinque tra consiglieri e assessori, infatti, che ambiscono a raccogliere l’eredità di Stefàno. Vogliono candidarsi a fare il sindaco, insomma.

E trovare un equilibrio in questa corsa verso le elezioni non sarà facile. I mal di pancia, del resto, si sono già manifestati nelle ultime sedute del consiglio comunale quando lo stesso sindaco – da qui la ragione più politica dell’azzeramento della giunta – ha dovuto prendere atto che la maggioranza gli è sfuggita di mano. Con tutte queste ambizioni elettorali, il rimpasto più che produrre un improbabile slancio amministrativo – quale miracolo potrebbe mai far realizzare in pochi mesi ciò che non è stato fatto in dieci anni? – rischia di trasformare quest’ultimo miglio di amministrazione in un inverecondo mercato delle vacche. Una corsa sfrenata al clientelismo più becero per accaparrarsi voti di qua e di là. Il sindaco risparmi alla città questa ulteriore mortificazione.

E allora, perché non provare a rompere gli schemi? Stefàno una mossa a disposizione ce l’avrebbe: rinunciare a una giunta politica e varare una mini giunta di tecnici. Un esecutivo tecnico, snello, in grado di traghettare il Comune fino alle elezioni ed evitare il prevedibile assalto pre-elettorale alla diligenza. Un governo con pochi obiettivi da portare a termine, non fosse altro che la mappa della colmatura delle buche. Sarebbe un segno di grande discontinuità che avrebbe il vantaggio di svincolare il sindaco da maggioranze precostituite, finora piuttosto inaffidabili, e rivolgersi all’intero consiglio comunale per ottenere il consenso sui provvedimenti di volta in volta portati in aula.

E se i voti non dovesse trovarli, andare a casa con qualche mese d’anticipo non sarebbe un dramma. In città nessuno si strapperebbe i capelli. Del resto, meglio l’eutanasia che una avvilente agonia.

Enzo Ferrari
Direttore Responsabile