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Taranto e le ambiguità di Emiliano

Il 2016 si chiude con una buona notizia: il ripristinato contatto tra Regione e Governo.

Emiliano e Gentiloni si sono parlati, aprendo una breccia in quel muro di incomunicabilità eretto per reciproche responsabilità tra il governatore pugliese e l’ex primo ministro Matteo Renzi. L’auspicio è che si tratti dell’avvio di un percorso finalmente costruttivo per Taranto. In questi due anni Emiliano ha supplito con la sua presenza, anche ingombrante e non sempre lineare, all’assenza pressoché totale di Taranto sui tavoli romani: Comune e Provincia hanno svolto un ruolo del tutto marginale nella tortuosa vertenza Ilva; Emiliano ha occupato la prateria che gli è stata lasciata libera, seminando tuttavia il dubbio che tanto ardore sia stato speso soprattutto per la sua personale battaglia politica contro Renzi.

Ora che il ghiaccio è rotto, sarebbe utile che Regione e Governo cercassero più armonia sulle questioni cardine dalle quali dipendono le sorti della città. Lo sbandieramento ad oltranza della decarbonizzazione – la cui praticabilità resta peraltro tutta da verificare – non sembra andare in questa direzione. Sull’Ilva esiste una procedura di vendita che, parola del governo, dovrebbe chiudersi a febbraio. Le cordate in corsa dovranno esibire un piano ambientale e un piano industriale che saranno frutto di precisi piani di investimento. In questo scenario è poco credibile che possa essere la Regione a dettare i processi produttivi da adottare. Questa crociata rischia solo di inasprire la conflittualità con il governo centrale, non di superarla, e rischia di scoraggiare gli imprenditori interessati ad acquisire lo stabilimento siderurgico perché crea ulteriori incertezze.

E le incertezze allontanano le soluzioni, non le favoriscono.Taranto non può aspettare oltre e probabilmente la Regione può utilizzare meglio i 200mila euro messi in campo per le «spese di funzionamento» connesse allo studio della decarbonizzazione. Così come probabilmente potrebbero avere sorte migliore i 300mila euro stanziati per elaborare la cosiddetta “Legge per Taranto”, i cui contorni e contenuti al momento appaiono piuttosto fumosi, non fosse altro perché siamo già in presenza di un Contratto Istituzionale di Sviluppo che traccia un primo, seppure non esaustivo, percorso di diversificazione dello sviluppo per la città. È comunque innegabile che dalla Regione siano arrivati anche provvedimenti importanti e, allora, sarebbe convincente se il nuovo anno si aprisse con un’altra buona notizia: l’assegnazione ad un tarantino di un assessorato nella giunta di Emiliano, magari con la delega alla sanità.

Taranto, infatti, è inspiegabilmente l’unica provincia della Puglia che Emiliano ha tenuto fuori dal governo della Regione: una imperdonabile ambiguità per un governatore che va a Roma a leggere toccanti lettere per perorare la causa dei Due Mari. E non saranno le lettere, per quanto commoventi, a salvarci dalle emergenze.

Enzo Ferrari
Direttore Responsabile