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Surgo era lo Zelig dei telefoni

Nel corso delle indagini antiusura ha cambiato ben 12 utenze telefoniche per non essere intercettato dalla Finanza ma non è servito a molto allo “Zelig” dei telefoni, Cosimo Damiano Surgo che, l'altro ieri all’alba, è finito in cella nel blitz “Mercatino”.

E ogni volta che cambiava numero telefonico Surgo avvisava le sue vittime presentandosi con l’appellativo “sono l’amico tuo”. Gli imprenditori sotto usura quando facevano riferimento al lui lo chiamavano con il nome di battesimo e cioè Cosimo oppure zio Cosimo o quello di Lizzano. I figli Cristian e Pasquale e il loro amico fidato Maurizio Leone, invece, venivano regolarmente intercettati sulle loro utenze telefoniche. Venivano tenuti sotto controllo anche con servizi di appostamento e di pedinamento. In una circostanza poi Cristian Surgo durante una servizio di appostamento è stato visto ricevere soldi direttamente dalle mani di un commerciante che opera nei mercati rionali di Talsano e Francavilla Fontana, vittima dei prestiti a strozzo.

Intanto oggi in programma gli interrogatori dinanzi al gip. Ieri i militari della Guardia di Finanza Fiamme Gialle hanno arrestato Cosimo Damiano Surgo, 53 anni, il fratello Vittorio, di 41 anni e i figli Cristian e Pasquale, rispettivamente di 22 e 30 anni, tutti di Lizzano. In carcere anche Maurizio Leone 49enne di San Giorgio Jonico e Marcello Iannuzziello, 41enne di Policoro. Ai domicilari Ottavio Fornaro, 40enne di San Marzano, Mario Rago, 38enne di Policoro e Giovanni Caniglia, 68enne di Lizzano. Il collegio di difesa è composto dagli avvocati Biagio Leuzzi , Luigi Danucci, Angelo Masini e Samantha Dellisanti.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Taranto, dottor Filippo Di Todaro, su richiesta del pm, dott.ssa Giovanna Cannarile. L’organizzazione era diretta dal 53enne lizzanese Cosimo Damiano Surgo, già coinvolto in vicende analoghe e già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno a Lizzano. Il gruppo di presunti cravattari avrebbe applicato tassi usurari pari al 10% mensile, ottenendo in garanzia dalle vittime assegni ed effetti cambiari. Secondo l’accusa Cosimo Damiano Surgo avrebbe diretto l’organizzazione fornendo le istruzioni che servivano per “insegnare il mestiere” e non esitando ad intimorire le vittime, per far rispettare le scadenze.

Lo faceva o per telefono o convocandole nelle sue ville situate nelle campagne di Lizzano. Gli altri indagati avevano il compito di procacciare clienti nel Tarantino ma anche nel Metapontino.