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Il Piano di riordino sanitario bocciato in Commissione Regionale

La Commissione Sanità della Regione Puglia ha espresso nuovamente "parere sfavorevole" al Piano di riordino ospedaliero della Puglia ed il presidente dell'organismo consiliare, Pino Romano (Pd), a seguito dell'esito della votazione, ha annunciato le sue dimissioni.

La prima bocciatura al piano era arrivata il 20 settembre dello scorso anno con il voto contrario del consigliere di maggioranza, Cosimo Borraccino (Sinistra italiana). Oggi oltre al suo voto contrario si è aggiunto quello di Paolo Campo del Partito Democratico.

I due voti sommati a quelli dei consiglieri di opposizione Mario Conca e Marco Galante (M5S), Nino Marmo (Fi) e Luigi Manca (Cor) ha decretato la bocciatura. La delibera di riordino ospedaliero e della rete emergenza urgenza era stata modificata rispetto al testo che non aveva superato l'esame in Commissione sanità.

Non si sono fatte attendere le reazioni politiche a questa decisione della Commissione regionale.

A cominciare dal Governatore Michele Emiliano: “La protesta contro il piano di riordino da parte del Sindaco di Manfredonia ha oggi indotto il consigliere regionale della città a votare in Commissione contro il suddetto piano. Entrambi chiedevano che le strutture complesse (in pratica l'esistenza dei primariati) fossero rese compatibili con gli ospedali di base, in modo da poter istituire in futuro nuove strutture di tal tipo. Purtroppo la legge nazionale, non il piano di riordino, non consente per il futuro agli ospedali di base di istituire nuove strutture complesse, ma al massimo di semplici o dipartimentali assegnate a primari aventi sede in diverse città. Tuttavia, è stato spiegato in commissione dal dott. Ruscitti, è possibile lasciar sopravvivere le strutture complesse esistenti (anche se l’ospedale è di base) a seguito dell’adozione dell’atto aziendale che opera una ricognizione del fabbisogno decretando la necessità del permanere delle strutture complesse. Questa disponibilità a precisare il piano di riordino anche mediante l’atto aziendale è stata verbalizzata in commissione. È dunque incomprensibile la decisione del consigliere Campo di votare, solo per questa ragione, contro un provvedimento di ben più vasta portata e importanza. Tale voto del consigliere Campo non cambierà nulla del piano di riordino. Le esigenze localistiche, pur apprezzabili, non possono cambiare una legge nazionale che il nostro piano di riordino deve rispettare”.https://ssl.gstatic.com/ui/v1/icons/mail/images/cleardot.gif

Anche il Partito democratico ha voluto far sentire la sua voce attraverso la dichiarazione del Presidente del gruppo consiliare, Michele Mazzarano: "Bocciare il piano di riordino ospedaliero per logiche di campanile è un atto grave, lontano dallo spirito del Pd. In questi lunghi mesi abbiamo lavorato, con le nostre proposte, per migliorare il testo iniziale del piano di riordino, trovando sempre un interlocutore attento nel capo dipartimento Salute, Giancarlo Ruscitti. Il piano di riordino ospedaliero è cambiato in meglio anche grazie al lavoro promosso dal presidente Pino Romano, che ha reso la commissione Sanità il luogo di confronto in cui poter recepite tutte le istanze, da qualsiasi parte venissero, purché coerenti con i dettami ministeriali. Il voto contrario dei due esponenti della maggioranza, oggi in commissione, vanifica lo sforzo fatto in tanti mesi di lavoro".

Quindi è arrivata la replica del protagonista di giornata, il consigliere Paolo Campo (Pd): "Ho espresso il mio voto contrario al regolamento di attuazione del Piano di riordino ospedaliero in piena coscienza ed a tutela della funzione degli ospedali di base. E' la prima volta in 25 anni di attività istituzionale che voto in modo difforme dal gruppo a cui appartengo e l'ho fatto con grande rammarico, ancor più considerando che proprio il mio voto contrario ha determinato il parere negativo della Commissione. Francamente, però, non ho avuto alternative di fronte al rischio che nei 12 ospedali di base pugliesi, compreso quello di Manfredonia, non si possano istituire o mantenere le strutture organizzative complesse. Una norma introdotta nell'ultima versione del regolamento che contrasta con la normativa nazionale, da ultimo il decreto ministeriale 70, e determina il pratico venir meno della funzione stessa di questi presìdi di salute. A mio parere, invece, gli ospedali di base devono essere dotati di almeno 4 strutture – chirurgia generale, medicina generale, ortopedia e pronto soccorso – salvo riconoscerne ulteriori utili al bacino di riferimento. Dopo aver spiegato i miei ragionevoli rilievi al direttore generale del dipartimento, presente in Commissione al posto del presidente Emiliano a Roma per importanti impegni istituzionali, e nonostante le sollecitazioni del presidente della Commissione Pino Romano, ho ottenuto solo che "laddove esistenti" le strutture complesse potranno continuare ad operare. L'ambiguità della norma non mi ha consentito di ritenere superato il merito della questione sollevata, di ordine generale e non campanilistica, e per tale ragione ho espresso il voto contrario".