x

x

Mar Piccolo, gli sfregi di industria e abusivi

È uno degli angoli più straordinari di Taranto.

La sua bellezza incanta chiunque arrivi da fuori città a vada a farsi una passeggiata tra primo e secondo seno. Eppure proprio i tarantini sembrano non avere particolarmente a cuore la vita di questa oasi così rara quanto trascurata e poco valorizzata, addirittura maltrattata. A lanciare un grido di sdegno per le sorti del Mar Picolo è questa volta ikl Propeller Club. «Due bacini naturali siti di biodiversità – scrive il presidente Michele Conte – che potrebbero portare giovamento ambientale ed economico all’intera città. Eppure non c’è luogo più maltrattato da sempre con manomissioni antropiche di diversa origine e natura. La trascuratezza dell’uomo ne ha da sempre compromesso l’equilibrio ambientale con attività che hanno determinato, ai nostri giorni, l’etichettatura di sito inquinato da metalli e da diossine tanto da decretare il divieto di coltivazione di mitili nel primo seno per la presenza, oltre i limiti consentiti appunto delle diossine».

«I mitilicoltori in regola con la legge e i cittadini – spiega infatti Conte – sono i danneggiati che pagano anche gli effetti dell’inquinamento provocato da chi non è chiamato a pagare per i reati commessi. Lo stato di sito inquinato ha determinato la necessità di procedere al suo disinquinamento con lo stanziamento e la spesa di pubblico denaro. È stato finanche nominato un Commissario alle bonifiche dei siti inquinati di Taranto tra i quali proprio il Mar Piccolo! Dopo circa tre anni il Commissario sembra stia ancora cercando la strada per individuare sistemi e metodi per procedere al suo disinquinamento e restituzione agli usi legittimi dei due seni. Ma di questo passo chissà se mai si giungerà a dare corso alle attività di disinquinamento che non possono essere semplicisticamente i dragaggi».

Il problema non è solo l’inquinamento di origine industriale. «Mentre si studia per risolvere l’eterno problema del danneggiamento c’è chi tranquillamente, senza essere disturbato – spiega infatti il presidente del Propeller – continua a compromettere (questo sì) l’intero equilibrio anche e soprattutto del secondo seno, dove giornalmente (in terra di nessuno) nascono nuovi rilevati, lungo il litorale, con sversamento in acqua di ogni tipo di materiali di risulta il cui impiego per questi usi è assolutamente vietato. E non solo: i fondali si arricchiscono (SIC!) sempre di più di plastiche e di quanto altro gli abusivi intendono liberarsi. Ecco (nella foto, ndr) esempio di scempio e di immissioni in mare di quanto più pericoloso per l’ambiente. Il recupero deve ancora iniziare, ma la compromissione continua diuturnamente. Se almeno in attesa dei costosi studi per conoscere, ciò che è noto da tempo (l’Istituto Talassografico del CNR ha tonnellate di dati sul Mar piccolo), ci fosse almeno chi controlla e sanziona chi continua impunemente ad inquinare».

E questa è l’altra nota dolente: la totale assenza di controlli che permette agli abusivi e agli inquinatori di ogni gdenere di agire assolutamente indisturbati.