Oggi il primo incontro di una trattativa che si annuncia molto delicata.
Sindacati metalmeccanici e Ilva infatti si vedranno in vista della prossima scadenza dei contratti di solidarietà; si profila da marzo un ricorso alla cassa integrazione per circa 4000 dipendenti del Siderurgico. Ma l’Ilva è orientata a usare stavolta la cassa integrazione anzichè i contratti di solidarietà utilizzati negli anni scorsi: il cambio di ammortizzatore sociale sarebbe determinato dal fatto che non sarebbe più possibile usare la solidarietà che coinvolge circa tremila addetti ma l’ultima cassa integrazione all’Ilva, nel 1999, ha coinvolto 6mila unità.
Nuove fermate di impianti per lavori di ammodernamento e mancanza di ordini: queste, per i sindacati, le ragioni che spingono l’azienda a chiedere ulteriori ammortizzatori sociali. Per i lavoratori si profila una diminuzione del reddito di 130-150 euro al mese. “Le offerte” sull’Ilva “saranno presentate auspicabilmente entro l’8 febbraio. Il termine non è perentorio. Può quindi essere prorogato”.
Così il commissario straordinario dell’Ilva Enrico Laghi in audizione in commissione bilancio sulla cessione dell’Ilva. “Dalla presentazione delle offerte – ha spiegato – la fase di aggiudicazione durerà 30 giorni”. L’effettivo trasferimento dei complessi aziendali è previsto “fra settembre e ottobre”. Laghi ha detto che “finora sono stati realizzati interventi per 320 mln e abbiamo ordinativi per 800 mln”, questo significa che l’Ilva ha le risorse sufficienti e quindi “arriva a coprire il piano ambientale che stiamo eseguendo”. Intanto, migliora l’Ebitda (margine operativo lordo). Ilva ha chiuso il 2016 con un ebitda a -220 mln, in miglioramento rispetto al rosso da 557 mln del 2015. In miglioramento anche il fatturato: passato dai 2,1 miliardi a 2,2 miliardi. In crescita la produzione che ha raggiunto i 5,8 milioni di tonnellate con un aumento del 23% sul 2015.