“Lo studio è l’arma
che elimina l’ignoranza” recitava
uno dei tanti cartelloni
preparati dagli studenti del
quartiere. E la marcia di solidarietà
alla scuola Pirandello
devastata dai vandali è stata
una risposta magnifica. Una
esemplare reazione alla dittatura
dell’ignoranza e alla
barbarie.
È stata una manifestazione
bellissima, con una grande
partecipazione del quartiere
Paolo VI, delle sue scuole,
delle parrocchie. Tanti
i cittadini arrivati anche
dalla città. La periferia e la
città, almeno in questa circostanza,
hanno accorciato
le distanze.
Il quartiere, dicevamo. Ragazzi,
genitori, insegnanti,
sacerdoti, suore: una comunità
variopinta che si è ritrovata
con una determinazione
senza precedenti a rivendicare
il diritto allo studio,
ad affermare le ragioni della
civiltà sull’abbrutimento sociale
e culturale.
A suon di rock, con le note di
Vasco Rossi ed Edoardo Bennato,
il lungo corteo (almeno
un migliaio di persone) si è
mosso dalla parrocchia Santa
Maria del Galeso, proprio di
fronte alla Pirandello, e ha
attraversato il quartiere fino
a raggiungere la scuola Falcone,
al primo comprensorio.
Un ponte di grande valore
simbolico tra le due zone
del quartiere. E proprio la
Falcone, l’altra scuola spesso
attaccata dai vandali, è
oggi un fiore all’occhiello
con i nuovissimi, colorati
e tecnologici laboratori di
apprendimento.
Alla testa della marcia la
dirigente scolastica Antonia
Caforio, decisa a non mollare
di un millimetro di fronte agli
atti di violenza che nel corso
dell’anno si sono abbattuti
sulle sue scuole.
Non è sola
in questa battaglia. Significativo
l’abbraccio che la
Pirandello, istituto che comprende
la stessa Falcone e la
Morvillo, ha ricevuto dall’altra
scuola del quartiere: la
Pertini, rappresentata dalla
dirigente Daniela Giannico.
Il quartiere Paolo VI ha
dunque risposto nel modo
migliore possibile, superando
anche i pregiudizi che spesso
accompagnano la narrazione
del rione nato cinquant’anni
fa per dare una casa ai dipendenti
dell’allora Italsider.
Gli studenti, dai più piccoli
ai più grandicelli, con i loro
sorrisi, i loro cartelloni, i
loro palloncini colorati e i
cartelli “Io sono Pirandello”,
hanno dimostrato che c’è
ancora possibilità di avere
fiducia nel futuro. «Non ci
fermeremo», annuncia la
dirigente Caforio. «Questo è
solo l’inizio».