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​Tubifici ancora fermi, la rabbia della Fim​

«Si è concluso, per
fortuna con esito positivo, il percorso
per cui – grazie ad una commessa
eseguita all’interno del tubificio
ERW – sono state rinnovate le certificazioni
di Ilva per produrre i tubi.
Nonostante questo, però, il nuovo
anno porta ancora il segno di impianti
fermi per tutta la filiera dei
tubifici, dal Pla2 ai rivestimenti, Tul1
e Tul2 compresi».

Così la Fim Cisl
in una nota.
«Sono oramai lunghi anni che i
lavoratori dell’intera area subiscono
in prima persona la crisi dello stabilimento,
subendo un doppio danno: sia
come cittadini, per i continui ritardi
accumulati; sia come lavoratori, con
fortissime perdite salariali.
Il grido di allarme resta ancora più
forte, se si considera che dall’interno
dei reparti – anche in questi giorni
di festa – alcuni responsabili, fanno
trapelare voci di commesse volutamente
lasciate in sospeso e gare a cui
Ilva non partecipa.
Nello stesso tempo, non giova di sicuro
quanto a livello politico accade
ancora in questi giorni. Auspichiamo
che il tempo del dialogo prenda il
sopravvento rispetto al tempo della
propaganda.

Se si vorrà tenere fede agli impegni
che in questi giorni al Mise si stanno
progettando, qualora dovesse andare
a buon fine la trattativa sindacale,
invitiamo l’azienda ad avviare una
seria opera di manutenzione degli
impianti di tubificio e Pla2.
Siamo sicuri che questa rappresenti
la strada giusta per riprendere le
produzioni, restituendo la meritata
serenità alle famiglie di questi lavoratori».
Intanto, come scrive l’agenzia
AdnKronos, a pesare come un macigno
su questa vertenza è il ricorso
al Tar della Regione Puglia e del
comune di Taranto mentre Governo
e sindacati vorrebbero stringere la
trattativa per arrivare a un accordo
sul piano di Am Investco, la cordata
guidata da Arcelor Mittal. Ma il 22
dicembre scorso, dopo il Comune di
Taranto, anche la Regione Puglia ha
rinunciato alla richiesta di sospensiva
al Tar sul dpcm che contiene il piano
ambientale per Ilva. Un segnale di
distensione che scongiura la chiusura
per il 9 gennaio.

L’auspicio espresso
dal premier, Paolo Gentiloni, e dal
ministro Carlo Calenda, è che il
ricorso venga ritirato. Altro notizia
positiva è il pagamento di oltre 30
milioni di debiti esigibili verso i
fornitori dell’indotto pugliese.