Esplosione in Ilva.
E torna prepotente il nodo della
sicurezza, dell’obsolescenza e della
necessaria manutenzione nella più
grande fabbrica d’Europa, al centro
di una lunghissima transizione che
dovrebbe portarla tra le braccia di
ArcelorMittal.
Come riporta l’agenzia
Ansa, un’esplosione si è verificata
questa mattina, giovedì, nella discarica
del reparto Grf (Gestione rottami
ferrosi) dello stabilimento Ilva di
Taranto a causa della reazione in
paiola, grosso contenitore di scorie
ferrose prodotte dall’acciaieria,
dovuta al contatto tra il materiale
incandescente e l’acqua.
Un operaio, che svolge le mansioni
di capo turno ed era nella cabina
da cui effettuava l’operazione di
svuotamento, ha riportato – secondo
fonti sindacali – ustioni superficiali al
collo e alle mani ed è stato medicato
nell’infermeria dello stabilimento.
I Rappresentanti dei lavoratori per la
sicurezza (Rls) di Fim, Fiom e Uilm
hanno inviato una comunicazione
al direttore, al capo area e al capo
reparto dell’area Acciaieria e, per
conoscenza, al direttore dello
stabilimento, chiedendo di essere
“convocati celermente al fine di essere
messi a conoscenza delle cause che
questa mattina hanno determinato
la deflagrazione nella lavorazione
di una paiola in zona discarica Grf.
Da sopralluogo da noi effettuato
poco dopo l’evento – aggiungono –
abbiamo riscontrato criticità nella
zona e nelle modalità di lavorazione».
Gli stessi rappresentanti invitano
inoltre l’azienda «in attesa della
convocazione richiesta, a predisporre
immediatamente condizioni operative
che permettano agli operatori di
effettuare le lavorazioni in totale
sicurezza».
«L’evento si è verificato
durante le operazioni di rimozione
della scoria residuale contenuta
all’interno delle pareti della paiole
stessa» dice l’Ilva: «Il capoturno
di reparto, impegnato nelle fasi di
lavoro, si è recato presso l’infermeria
dell’azienda per medicare alcune lievi
ustioni al collo e alle mani. L’azienda
sta effettuando ulteriori indagini
per verificare l’accaduto».
«Per fare
ripartire l’Ilva serve una gestione
privata nella pienezza dei suoi poteri. La
gestione commissariale ha ristrettezze
finanziarie, non ha fatto e non può
fare manutenzione. Un impianto
siderurgico non manutenuto prima
diventa estremamente pericoloso,
poi si ferma» ha dichiarato, in una
intervista a Il Secolo XIX di Genova
il presidente di Federacciai, Antonio
Gozzi. Che è tornato a criticare il
ricorso al Tar di Comune di Taranto
e Regione Puglia, spada di Damocle
sulla trattativa per l’acquisizione da
parte di Am InvestCo: «Se il ricorso
resta in piedi, Mittal si difende con la
clausola sospensiva, che significa che
l’acquisto di Ilva non è efficace, che gli
effetti dell’acquisto sono rinviati sine
die. Se il Tar accogliesse il ricorso, il
contratto verrebbe risolto. Di sicuro,
senza il ritiro del ricorso ArcelorMittal
non comprerà Ilva. E un’Ilva sempre
più ferma non è per loro un problema,
anzi».
Su Michele Emiliano: «Quando
ci si infila in posizioni oltranziste, è
difficile uscirne salvando la faccia.
Emiliano – dice Gozzi – ha un problema
di immagine, il suo braccio di ferro è
una questione di immagine e non di
sostanza».