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​Ajvam, un gioiello di biodiversità​

Nel Secondo Seno
del Mar Piccolo, all’interno della
Riserva Naturale Regionale Orientata
“Palude La Vela” è ubicato l’ex
impianto di itticoltura Ajvam.

A metà degli anni ’80 furono realizzate
delle grandi vasche in terra
battuta con sponde rialzate rivestite
in calcestruzzo ed a distanza di
dieci anni fu eseguito un secondo
intervento, questa volta con vasche
totalmente in cemento provvisto di
armature in ferro.
A fine anni novanta l’impianto fu
chiuso, lasciando in eredità al territorio
ed alla comunità un onere
gravoso in termini di risanamento e
ripristino ambientale.
Le strutture realizzate sono visibili
percorrendo la S.P. 78 Circummarpiccolo,
all’altezza delle doppia curva
dopo il Canale d’Ajedda in direzione
Paolo VI.

Tuttavia, nonostante il profondo
cambiamento operato dall’uomo, la
natura va progressivamente recuperando
alcuni ambienti mediante il
ritorno spontaneo delle specie vegetali
originarie, favorendo in tal modo
la presenza dell’Avifauna stanziale
e migratoria.
L’intera area è caratterizzata da
vaste formazioni di vegetazione
alofila, costituita da bassi arbusti
particolarmente adattati alla presenza
del sale nel terreno ed in grado
di sopportare periodici ristagni di
acqua marina proveniente dal Mar
Piccolo; alcune specie vegetali
quali la Salsola (Salsola suaeda),
l’erba Kali (S. Kali) , l’Enula Bacicci
(Inula crhitmoides), l’Artrocnemo (Arthrocnemum macrostachyum),
la Salicornia annua (Sarcocornia
fruticosa) e Sarcocornia perennis
sono ospitate su substrati limosi ed
argillosi che favoriscono i ristagni
idrici ad elevata alofilia, divenendo
la meta preferita degli uccelli
limicoli ma anche dei trampolieri,
specie del Cavaliere d’Italia che
tra questi bassi cespugli è solito
nidificare.
Sempre nell’area dell’Ajvam vi sono
ampie formazioni sub-alofile in cui
prevale la Statice (Limonium spp).

Tra le specie di avifauna presenti
tutto l’anno, a conferma dell’elevata
biodiversità e del valore naturalistico
del luogo, si segnalano: Aironi
cenerini, Aironi bianchi maggiori,
Garzette, Cavalieri d’Italia; numerose
sono le specie di passo quali
le Gru, i Fenicotteri, le Cicogne, le
Spatole , Falchi di Palude, Albanelle,
Falco Pescatore ed i diversi anatidi
quali il Mestolone, la Volpoca, il
Codone che sono soliti stazionare
anche nella Salina Grande, Palude Erbara e nel vicino invaso Pappadai.
Queste realtà, compreso l’intero Mar
Piccolo, meriterebbero una visione
unitaria e se protette e riqualificate
sapientemente, farebbero del nostro
territorio una meta ambita per le specie
in migrazione e per i naturalisti
di tutta Europa.
Non è da sottovalutare l’arricchimento
culturale derivato dalla presenza
di studiosi ed appassionati, nè la
crescita dell’economia turistica.

Questo ambiente, tanto caratteristico
anche per il tipo di paesaggio impresso
al territorio, nel nostro Paese
come anche in varie aree d’Europa è
in via di progressiva riduzione; per
tale motivo la Comunità europea
ha ritenuto di doverne proteggere l’
habitat (le Steppe salate) classificato
per l’importanza rivestita come prioritario,
mediante l’apposita Direttiva
92/43/CEE.

Su iniziativa del WWF Fondo
Mondiale per la Natura di Taranto,
nel 2006 dopo un accurato sopralluogo
con l’allora assessore all’Ambiente
del Comune di Taranto, il
compianto dott. Sebastiano Romeo,
uomo di profonda umanità, ricevetti
l’incarico (a titolo di volontariato) di
redigere una proposta progettuale
di massima per il miglioramento
dell’habitat ed il riutilizzo compatibile
dei luoghi.
La proposta, inserita successivamente
tra quelle “speciali” del Piano Programma
del Verde Urbano di Taranto
(anno 2012) e sostanzialmente recepita
dal Progetto di Piano – Norme
Tecniche di Attuazione della Riserva
N.O.R. Palude la Vela, prevede la
rinaturalizzazione dei luoghi, da
effettuarsi dopo la demolizione delle
vasche in c.a., la eliminazione delle
strutture e volumi prefabbricati e la
ricostituzione delle quote originarie
del suolo mediante la eliminazione
degli argini delle vasche in terra, per
consentire l’ingresso delle acque del
Mar Piccolo durante le maree, come
in origine.

Tra gli interventi più significativi del
progetto si ricorda la ricostituzione
della vegetazione alofila sulle aree attualmente
occupate dalle costruzioni
e vasche ed ancora la realizzazione
di: uno specchio d’acqua alimentato
dal torrente Ajella per implementare
la bio-diversità, una pista ciclopedonale
alla base della S.P. 78 con
annessa quinta verde (ma di cui si
auspica la realizzazione lungo tutto il
perimetro del Mar Piccolo), capanni
di osservazione dell’avifauna ed un
Centro Polivalente con annessa serra
didattica per l’allevamento delle farfalle.
I capanni per l’osservazione e
la Casa delle Farfalle dovrebbero
costituire l’elemento di attrazione
del luogo in grado di generare un
utile economico per affrontare le inevitabili spese di gestione e di
manutenzione.

Mi piace concludere
queste brevi note con un pensiero
augurale e positivo. Le aree relative
all’Impianto Ajvam sono attualmente
amministrate da una curatela
fallimentare; sarebbe fortemente
auspicabile se un gruppo di cittadini
ed imprenditori, consorziandosi,
rilevassero l’area per realizzare la
bonifica, il ripristino ambientale, le
opere strutturali previste anche con
la partecipazione a bandi pubblici,
trasformando un luogo attualmente
degradato in una realtà riqualificata
ed ospitale, in grado di attivare occupazione
sostenibile e reddito.