Sarà proclamato
santo entro il 2018 il pontefice
che forse più di altri ha legato il
suo nome alla città di Taranto.
«Papa Paolo VI sarà santo
quest’anno»: l’annuncio lo ha dato
papa Francesco parlando con i
sacerdoti romani.
Già il 6 febbraio, peraltro, la riunione
ordinaria dei membri della
Congregazione delle cause dei
santi aveva dato all’unanimità il
via libera al miracolo attribuito a
beato Paolo VI.
Il miracolo è quello della nasvita
di una bambina nonostante la
rottura della placenta: la madre
aveva pregato chiedendo l’intercessione
di papa Montini.
Il decreto papale dovrebbe essere
firmato il prossimo ottobre.
Paolo VI, si diceva, ha intrecciato
in modo incisivo il suo pontificato
con la città di Taranto.
Nel 1968, infatti, quando la
città era in pena espansione siderurgica,
Paolo VI celebrò la
messa di Natale proprio tra gli
altiforni dell’allora Italsider, tra
quei lavoratori «dell’immenso e
formidabile settore dell’Industria
moderna», come disse nella sua
omelia.
Proprio ai lavoratori papa Montini
lanciò un ponte di comunicazione,
nella consapevolezza della
distanza che spesso separava il
mondo del lavoro dalla Chiesa.
«Noi – disse quella notte Paolo VI
rivolto ai dipendenti dell’Italsider
– avvertiamo la difficoltà a farci
capire da voi».
Nel magnificare la realizzazione
di un’opera ciclopica come
«questo nuovo e colossale centro
siderurgico», Paolo VI pose l’accento
sulle necessità di assicurare
alla gente che lavora altro tipo di
benessere: «Non di sola giustizia
economica, di salario, di qualche
benessere materiale, ha bisogno il
Lavoratore, ma di giustizia civile
e sociale».
Parole riprese due anni fa dall’arcivescovo
monsignor Filippo Santoro
nel corso delle celebrazioni
del 50esimo anniversario della
nascita del quartiere “Paolo VI”.
Il quartiere, nato nel 1966 per
dare un alloggio alle famiglie dei
lavoratori Italsider, fu intitolato a
papa Montini proprio in occasioen
di quella storica visita natalizia
del 1968.
«Il beato Paolo VI – disse monsignor
Santoro alla gente del
quartiere – fu un profeta, sentì su
di sé l’imperativo ad una Chiesa
che venisse in dialogo con tutti.
Allora egli venne a sanare l’equivoco
di una Chiesa lontana
dai lavoratori e con umiltà varcò i cancelli del siderurgico in una
notte solenne celebrata fra gli
altoforni anziché sotto la cupola
di San Pietro».