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​Bersagliere suicida, aperta un’inchiesta​

Aperta una inchiesta
sul suicidio del bersagliere tarantino,
avvenuto all’inizio di febbraio,
in una stazione della metro di
Roma.

La notizia è stata data dal
legale dei familiari, l’avvocato Fabrizio
Lamamma, il quale ha chiesto
ai carabinieri della Capitale,
che sono coordinati dalla Procura
di Roma, di passare al setaccio
messaggini e telefonate contenuti
nello smartphone del militare.
Il 1° febbraio scorso quando è stato
soccorso il caporal maggiore del
Reggimento Bersaglieri di Cosenza
aveva ancora la pistola in mano.

Era
in servizio dalle 7 insieme a due
suoi colleghi nell’ambito dell’operazione
«Strade Sicure” alla stazione
della metro Barberini a Roma. U.
D., 29 anni si è tolto la vita sparandosi
nel bagno di servizio della
stazione della metropolitana. Poco
prima delle 11 si era allontanato
dicendo di andare alla toilette . I
suoi colleghi non avrebbero sentito
il colpo ma non vedendolo tornare sono andati a cercarlo. Così lo hanno
trovato riverso per terra, senza
vita, con in mano la pistola dell’equipaggiamento
data in dotazione
per il turno di servizio. I carabinieri
hanno raccolto testimonianze e
passato al setaccio le registrazioni
delle telecamere di sorveglianza.

Gli investigatori non hanno trovato
biglietti di addio né addosso al militare,
né in caserma. E’stata aperta
una inchiesta per chiarire i motivi
che lo hanno spinto a compiere
il gesto estremo. Per l’avvocato
Lamanna lo smartphone potrebbe
contenere la chiave del giallo.