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Chiesti i danni al giudice Vella e all’avv. Scarcella

TARANTO – La vittima, un imprenditore, si costituisce parte civile e chiede danni per 180mila euro nel processo che vede imputati per concussione il giudice del Tribunale civile di Taranto, Pietro Vella, e l’avvocato Fabrizio Scarcella. Nella prossima udienza, che si terrà dinanzi al gup del Tribunale di Potenza il prossimo 27 novembre, il magistrato, difeso dall’avvocato Carlo Petrone e il legale, assistito dall’avvocato Luca Balistreri, renderanno dichiarazioni spontanee. Il giudice e l’avvocato furono arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Taranto, lo scorso marzo, mentre maneggiavano una busta contenente 2mila euro nella macchina di Scarcella, parcheggiata sotto casa del magistrato.

Per gli inquirenti, quei soldi sarebbero stati parte di una tangente chiesta dal giudice al titolare di un distributore di carburanti per “aggiustare” una causa riguardante il sequestro dell’impianto. Stamattina l’udienza, a Potenza, che è sede competente per procedimenti che riguardano magistrati di Taranto, nella quale erano state annunciate le “dichiarazioni spontanee” degli imputati. Un appuntamento cruciale nella delicata vicenda che però è slittato al 27 novembre. Oggi la notizia che il titolare del distribuitore di carburante si è costituito parte civile ed ha chiesto un risarcimento dei danni. Sino ad oggi, Vella e Scarcella si sono “rimpallati” la responsabilità. Il magistrato, conosciutissimo nel palazzo di giustizia di via Marche, ha detto di essere vittima di un tentativo di corruzione, dichiarandosi estraneo ad ogni tipo di accusa. Il giovane legale da parte sua ha detto di essere stato coinvolto nella vicenda proprio dall’esperto magistrato. E, secondo gli investigatori, il giudice avrebbe inviato l’avvocato Scarcella a chiedere al titolare della stazione di servizio finita al centro della delicata vicenda giudiziaria una vera e propria tangente di 8.000 euro, da pagare metà prima e metà dopo la sentenza. Vella e Scarcella, però, non solo soli in questa intricata storia. A processo c’è anche un terzo uomo, dipendente dell’ufficio delle Entrate. Sarebbe stato lui il primo “ambasciatore” inviato dal giudice Vella alla stazione di carburanti per informare io titolare che erra stata istruita una causa contro di lui, da parte della multinazionale del petrolio che “marchiava” il distributore, ma che la cosa si sarebbe potuta sistemare in maniera a lui favorevole. Pagando.