Ilva, e ora? Dopo 8 mesi di
confronto incerto, il negoziato tra sindacati
e Arcelor Mittal si arena definitivamente
sull’ultima mediazione tentata dal governo
per cercare di sbloccare la cessione e convincere
Fim Fiom Uilm Ugl e Usb a chiudere
la partita.
La proposta del ministro dello
sviluppo economico Carlo Calenda girata
nel corso di incontro convocato a sorpresa
al Mise, infatti, è stata di fatto respinta dai
sindacati. Un no unitario – anche se con sfumature
diverse – che ha finito per convincere
il ministro a interrompere le trattative anche
alla luce delle accuse, c’è chi ha parlato di
un vero e proprio scontro, di una parte del
sindacato circa la legittimità dello stesso
Calenda a trattare.
“Non ci sono le condizioni per proseguire”,
è stata la considerazione finale del ministro
che comunque, assicurano dal Mise, “non
ha mai abbandonato il tavolo”.
“I sindacati
hanno deciso di non aderire alle linee
guida dell’accordo proposto ma il Governo
ritiene di aver messo in campo ogni possibile
azione e strumento per salvaguardare
l’occupazione, gli investimenti ambientali
e produttivi anche attraverso un enorme
ammontare di risorse pubbliche”, rivendica
appena terminato l’incontro il ministro Calenda.
“Liberi di non firmare e di sostenere
che non sono più legittimato. Ma non di dire
cose non vere. Non solo neanche un licenziato
ma garanzia posto di lavoro a tempo
indeterminato per tutti i lavoratori dell’Ilva”,
spiega ancora su twitter.
E nella tarda mattinata di oggi, rispondendo
ad Annamaria Furlan (Cisl) che invocava
la ripresa delle trattative, Calenda ha scritto
che “la porta del ministero è sempre aperta,
occorre però che ci si sieda per discutere
sul serio”.
La proposta avanzata al tavolo prevedeva
l’assunzione a tempo indeterminato di
circa 10mila lavoratori nella nuova Ilva;
il trasferimento con assunzione stabile di circa 1.500 lavoratori in una newco creata
da Ilva e Invitalia, la Società per Taranto; ed
una soluzione occupazionale a fine piano,
dunque al 2023, anche per i restanti 2300 lavoratori
che avrebbero finito per restare nella
vecchia Ilva in capo all’amministrazione
straordinaria. Per questi infatti, si legge nelle
linee guida della proposta, ci sarebbe stata
“la garanzia di continuità occupazionale a
tempo indeterminato”.
“Testo non condivisibile”,
ha detto Palombella. “Gli esuberi
restano”, ha detto Bentivogli e “Mittal non si
è mossa di un millimetro”, ha detto Re David.
Secondo quanto riferiscono i sindacati a
sospendere il tavolo sarebbe stato il ministro
Calenda perché secondo alcuni “non legittimato
a trattare”. “A questo punto – ha detto il
ministro Calenda – il dossier passa a nuovo
governo”. “C’è solo il no a tutti e tutto”, ha
commentato ancora Calenda su Twitter. “La
verità – ha scritto – è che si sono messi tutti a
inseguire l’Usb. Uil e Fiom in testa. Dunque
la proposta non c’è. C’è solo il no a tutti e
tutto.” In altri due tweet, poi, il ministro ha
rilanciato i contenuti della proposta fatta ieri
dal ministero al tavolo con i sindacati e una
sua intervista, pubblicata da La Stampa, dal
titolo “un altro caso di populismo sindacale”.
In attesa di altri colpi di scena.