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​Calenda: Ilva chiusa? Sì, il rischio esiste​

«Se non firmano e
la vendita non si perfeziona siamo
daccapo. lo Stato deve rifinanziare
ma questa volta c’è il rischio che la
commissione non approvi perché c’è
stato un processo di vendita valido e
il regime di aiuti di Stato è stringente
su acciaio. In questo caso Ilva chiude
(…) Importante è che i lavoratori conoscano
la proposta di mediazione
del Governo, la situazione di Ilva dal
punto di vista di cassa e i rischi conseguenti.
Poi ovviamente hanno pieno
diritto, tramite i loro rappresentanti
sindacali, di respingerla. Così come
è peraltro accaduto (…) L’accordo
sindacale viene negoziato e firmato
da azienda e parti sociali.

Dopo 6
mesi di negoziato e più di 32 incontri
effettuati il Governo è intervenuto
con una proposta di mediazione tra
le parti vista la difficile situazione
di cassa di Ilva che si esaurirà nel
mese di luglio. Si auspica che le parti
possano incontrarsi al più presto per
individuare una base comune da
ripresentare al tavolo del Ministero».
Con due tweet ed una nota stampa
“ministeriale” il titolare – ancora in
carica – del dicastero per lo Sviluppo
Economico Carlo Calenda rilancia
l’allarme sulla possibile chiusura
dell’Ilva. «In caso di sciopero Ilva la
Regione Puglia parteciperà assieme a
tutti i lavoratori ed ai loro sindacati»
ha dichiarato il presidente della Regione
Puglia, Michele Emiliano, in
un post su Facebook.

«La Regione Puglia è al fianco dei
cittadini della provincia di Taranto e
dei lavoratori dell’Ilva perché siano
garantiti in via prioritaria la salute
delle persone e i posti di lavoro degli
operai» aggiunge Emiliano. «In caso
di proclamazione dello sciopero la
Regione Puglia sarà al fianco dei lavoratori
per impedire i licenziamenti
e per garantire la ristrutturazione
della fabbrica in modo da consentire
la sua decarbonizzazione. A questo proposito chiedo a Matteo Salvini ed
a Luigi Di Maio di essere immediatamente
sentito assieme ai tecnici della
Regione Puglia per consentire loro la
migliore definizione del programma
sull’Ilva e comunque al fine di fornire
ogni utile informazione. Ove l’attuale
governo decidesse, sia pure fuori
tempo massimo, di riprendere la trattativa
chiediamo di essere convocati
al tavolo assieme a tutti i componenti
del Tavolo Ilva Regione Puglia»
conclude Emiliano.

Dureranno dieci
giorni, fino al 24 maggio, le assemblee
programmate all’Ilva dai sindacati per
fare il punto sulla vertenza.
Il 26 maggio possibile uno sciopero
con possibile manifestazione cittadina
nel caso in cui non dovessero giungere segnali positivi per la ripresa del
negoziato con l’obiettivo di trovare
un’intesa sui livelli occupazionali.
«Se salta l’occupazione salta tutto. Un
accordo che ha valore di legge e che
tutti devono rispettare. I lavoratori
dell’Ilva di Genova combatteranno
per difendere il loro accordo di programma».
Sono queste le parole della
Fiom-Cgil di Genova a chiusura di
una lunghissima nota che riassume a
oggi la situazione dello stabilimento
Ilva.

L’associazione Genitori Tarantini,
infine, si rivolge al sindaco
Rinaldo Melucci: «Le suggeriamo di
non dichiarare con tanta superficialità
che meno del 50% dei tarantini sono
per la chiusura delle fonti inquinanti,
utilizzando l’inconsapevolezza per
confermare i suoi dati. Regali ai
tarantini una visione differente di
futuro e poi vedremo di quali percentuali
parlare. Ci permettiamo anche di
suggerirle di ascoltare le associazioni
attive sul territorio e i professionisti e
cittadini che da anni propongono idee
qualitativamente interessantissime.
In ultimo, pretendiamo, come cittadini
di Taranto una risposta ad una
semplicissima domanda: “lei, sindaco
di Taranto, responsabile della salute
dei cittadini, ci può assicurare che la
salute dei cittadini da lei amministrati
è certamente tutelata dalle emissioni
derivanti dalla zona industriale della
città in ogni periodo dell’anno?” Restiamo
in attesa di una risposta che,
riteniamo, certamente arriverà».