«In mancanza di immediate
risposte a quanto sopra rappresentato, non
possiamo far altro che considerare fermamente
che una fabbrica non più in grado di
garantire il diritto alla salute e all’occupazione
e, soprattutto l’incolumità della vita
di chi ci lavora, per quanto ci riguarda è una
fabbrica che non ha più ragione di esistere».
Sono parole pesantissime quelle messe nero
su bianco dalla segreteria e dalle Rsu Ilva
della Uilm in una lettera al presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella.
«Nella tristissima vertenza Ilva, un’altra
giovane vita spezzata in fabbrica, evento
questo che ha gettato nello sgomento più
totale chi Vi scrive e l’intera comunità attonita,
vittima del pericolosissimo vortice
che attanaglia la comunità tarantina. Un
percorso di ritorno al diritto, cui lavoratori
e cittadini da anni auspicano ma che nei
fatti non c’è. Ben tredici dispositivi di legge,
non sono bastati ad assicurare un percorso,
seppur faticoso, di ritorno alla normalità
di una collettività e di una fabbrica,
tra le più complesse, così come definita
“strategica e di interesse nazionale”.
Ill.mo
Presidente, giunti a questo punto sebbene
vi siano state diverse denunce, purtroppo
inascoltate, inoltrate dalla scrivente alle
istituzioni nazionali, regionali e locali,
dopo esserci opposti con tutte le nostre
forze ed ogni strumento in nostro possesso,
è diventata fortissima la percezione di
abbandono e al pericolosissimo scarico di
responsabilità in capo alle istituzioni ed
alla politica, che, nel prosieguo di questi
anni hanno perfino conflitto tra loro, diviso
e alimentato sgomento tra la popolazione
e i lavoratori. Diciamo basta! Lavoratori
e comunità tarantina riconoscono un solo
Stato a tutela dei bisogni e delle necessità
di ognuno, ma appare paradossale, nel vortice
di annosi problemi correlati alla nostra
città, dall’emergenza ambiente a quella del
lavoro, non riconoscere soggetto istituzionale
alcuno in grado di mettere la parola
fine alla vertenza Ilva, la quale giunta a
questo punto non può che vedere accolte
tutte le sacrosante ragioni dal diritto alla
vita fino a quello del lavoro.
In fabbrica e nella città si assaporano
sfiducia istituzionale, senso di amarezza,
sconforto e disgregazione sociale in alcuni
casi senza più neanche la speranza verso
un futuro, motivo per il quale serve l’immediata
adozione di misure e strumenti
straordinari per fronteggiare l’emergenza
sanitaria e dar l’avvio immediato al processo
di bonifiche interne ed esterne alla
fabbrica, gli investimenti e garantire la
totale salvaguardia occupazionale di tutti
i lavoratori sociali e dell’appalto. Questa
comunità e i suoi lavoratori hanno pagato
e continuano a pagare un conto salatissimo
in termini di danni alla salute, all’ambiente
e al lavoro. Presidente, facciamo appello al
Suo grandissimo senso di responsabilità e
chiediamo a gran voce che Lei trasferisca
questo stato di fatti a tutti i soggetti istituzionali
e soprattutto a quelli costituenti
il nuovo Esecutivo di Governo, affinché si
eviti il dramma sociale».