La tragedia si è consumata
ieri mattina al porto. Esattamente
al IV sporgente, quello in uso
all’Ilva, reparto Impianti Marittimi.
Angelo Fuggiano, di appena 28 anni,
è morto mentre lavorava alle dipendenze
della Ferplast, ditta dell’appalto
siderurgico. Da una prima ricostruzione
sembra che sia stato colpito da
una pesantissima fune mentre erano
in corso interventi di manutenzione. Il
povero Angelo è apparso subito in gravisisme
condizioni e purtroppo vani
sono risultati i tentativi di rianimarlo.
Angelo Fuggiano era un ragazzo del
rione Tamburi, lascia la moglie e due
bambini in tenerissima età.
La ricostruzione dell’incidente fatta
dall’Ilva: «Questa mattina, durante
le attività di manutenzione nella sala
argani della gru DM6 al IV sporgente,
si è verificato un incidente che ha
coinvolto Angelo Fuggiano, 28 anni,
dipendente della ditta appaltatrice
Ferplast, il quale è deceduto a seguito
di un impatto con una fune. L’area è
attualmente non operativa e occupata
solamente dalla ditta esterna che ha in
corso la manutenzione dell’area stessa.
La gru DM6 era ferma da due giorni
per attività di manutenzione.
Sul posto sono interventi immediatamente
i Vigili del Fuoco, il personale
sanitario interno e i medici del 118
per cercare di rianimare il dipendente
subito accasciatosi dopo l’accaduto.
Sono in corso da parte dell’azienda
tutte le indagini per poter risalire alle
cause dell’evento.
L’azienda esprime profondo cordoglio
e vicinanza alla famiglia di Angelo
Fuggiano e a tutti i suoi cari».
La versione sulla dinamica dei fatti
sembra confermata dalle parole di
Antonio Talò, segretario della Uilm:
«Il lavoratore stava provvedendo ad
un cambio fune ad una delle gru che
scaricano i minerali che servono alla
produzione dell’acciaio, quando, secondo
le prime ricostruzioni, la fune
stessa si e’ staccata dall’alloggiamento
del carro ponte colpendolo. Si tratta
di funi molto pesanti ed è evidente
che anche se si è colpiti di striscio, le
conseguenze sono molto gravi».
Non appena si è diffusa la notizia sono
divampate le polemiche e i sindacati
hanno immediatamente provclamato
uno sciopero cominciato alle 11 di
stamani e chesi protrarrà fino al primo
turno di domani 18 maggio.
Tra i primi
ad intervenire, Marco Bentivogli,
segretario generale della Fim Cisl:
«Una situazione vergognosa e non
più tollerabile, sono mesi che stiamo
denunciando le gravi inefficienze
sulla sicurezza dei lavoratori e dell’impianto.
La gestione commissariale è
inadempiente anche sugli aspetti minimi
e basilari della sicurezza dello sito,
che ricordiamo essere il maggior impianto
siderurgico d’Europa, ci sono
casi di lavoratori che sono costretti a
farsi cucire all’esterno le imbragature
eludendo quindi anche l’omologatura
delle stesse.
Come carenti sono i dispositivi per la sicurezza personale, per
non parlare della manutenzione degli
impianti ormai ai minimi. Bisogna
finirla col giocare con la pelle dei lavoratori
è una vergogna per un paese
civile. Da subito vanno assicurati e
ripristinati gli standard di sicurezza
conseguentemente va accelerata la
partita con ArcelorMittal sulla cessione
dell’impianto e l’implementazione
e l’ammodernamento dello stesso».
Fim, Fiom, Uilm e Usb denunciano
«le precarie condizioni in cui vivono
i lavoratori delle aziende dell’appalto
e dell’indotto Ilva che alle continue
tensioni di precarietà, mancanza di
stipendi, incertezza sul futuro, aggiungono
anche minori condizioni
di sicurezza». I sindacati chiedono
l’intervento del prefetto «per rappresentare
la grave e oramai non più
sostenibile situazione».
«Nel corso degli ultimi mesi – scrivono
– sono stati consumati più scioperi
(ultimo il 30 Aprile) denunciando le
condizioni di sicurezza carenti, generate
anche da una serie di mancanze
organizzative, assenza di investimenti
e manutenzioni più volte denunciati,
oggi l’ennesimo inaccettabile episodio».
Fim, Fiom, Uilm e Usb ritengono
«non più rinviabile una seria discussione
sull’intero sistema degli appalti
che vengono ancor più aggravate dallo
stallo della trattativa Ilva in cui uno
dei punti delle nostre rivendicazioni
è l’avvio di un vero e proprio codice
degli appalti».