«È un argomento molto delicato,
di cui si occuperà personalmente
Di Maio nei prossimi giorni».
Dopo che
il premier Giuseppe Conte nel suo intervento
in Senato aveva evitato “l’argomento
molto delicato” è toccato al capogruppo
vicario del Movimento Cinquestelle,
Vito Crimi, parlare di Ilva a La Repubblica.
Proprio il giornale diretto da Mario
Calabresi lancia l’indiscrezione su un
possibile ‘blitz’ dello stesso ministro allo
Sviluppo ed al Lavoro, Luigi Di Maio, a
Taranto, «la prossima settimana».
A sollecitare il presidente del consiglio
sul nodo-acciaio durante il dibattito sulla
fiducia al nuovo governo in Senato era
stata la parlamentare del Partito Democratico,
ed ex viceministro allo Sviluppo
economico, Teresa Bellanova: «Sull’Ilva
pensate di fare una nuova Bagnoli, o
pensate che debba produrre acciaio di
qualità salvaguardando ventimila lavoratori?
Se chiude l’Ilva di Taranto non solo
si cancella l’industria, ma si blocca anche
Novi Ligure e vanno in difficoltà gli investimenti
del Nord».
«La preoccupazione c’è, non si può negare,
anche considerato quello che M5s
ha detto a Taranto durante tutta la campagna
elettorale» ha dichiarato a Liguria
Business Journal Mario Ghini, segretario
generale della Uil Liguria.
«Preoccupa
l’atteggiamento del Movimento Cinquestelle
– prosegue Ghini, e preoccupa
quanto scritto sul Contratto di Governo a
proposito dell’Ilva: cosa vuol dire riconvertire
la produzione dello stabilimento
di Taranto all’economia green? Ce lo devono
spiegare, e ci devono spiegare come
pensano di mantenere l’occupazione di
14 mila dipendenti. È vero che la Lega,
l’altro partito al Governo, ha sempre difeso
le attività produttive ma per ora l’orientamento
dell’esecutivo non è affatto
chiaro».
Ad evidenziare le difficoltà è anche un
giornale “non ostile” ai pentastellati
come Il Fatto Quotidiano: «“Basta, siamo
per la chiusura, ci sono già stati troppi
morti. Si può riconvertire il lavoro con
le bonifiche”, ha rilanciato ai microfoni
de ilfattoquotidiano.it il senatore Alberto
Airola. E (nel Movimento) non è l’unico.
In casa Lega, la pensano in modo
opposto. Tanto che è stato lo stesso Armando
Siri a ribadire come la chiusura
non sia sul tavolo. Così,ancora una volta,
dal fronte governativo si predicano calma
e silenzio.
L’obiettivo? Allontanare
lo scontro. O quanto meno rinviarlo:
“Vedremo quale sarà la soluzione migliore
per una materia strategica”, ha tagliato
corto Riccardo Fraccaro. Si è rifugiata
nel silenzio, invece, Barbara Lezzi, leccese
e neo ministro del Sud, che già in
passato si occupò del caso». «Il nuovo
governo abbia l’umiltà e l’intelligenza di
fare un reset di scelte inconsulte e azzardate,
che hanno fatto spendere importanti
risorse allo Stato senza portare alcun
vantaggio all’economia e ai cittadini. I
nodi ambientale e sanitario devono essere
la priorità, perché la tutela della salute
dei cittadini e dei lavoratori, nonché la
salvaguardia dell’ambiente, non possono
più essere elementi sui quali trattare.
Al
tempo stesso l’azienda, la cui cessione è
in via di ultimazione, e lo Stato, devono
giocare a carte scoperte, senza occultare
i piani strategici per il futuro, come invece
sino a oggi è avvenuto. Arcelor Mittal
spieghi cosa vuole fare dell’Ilva, illustri
come intende intervenire sul ripristino
dell’ambiente e come voglia preservare
la sicurezza dei lavoratori» ha dichiarato
la parlamentare tarantina di Forza Italia
Vincenza Labriola.