Il parricidio politico va
in onda sul mezzo più antico, la radio.
Ed è già questo un bel paradosso, per la
forza politica che più di ogni altra vuole
incarnare la modernità. Luigi Di Maio
uccide – politicamente – il padre del
Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo.
Il luogo del delitto è la trasmissione di
RadioUno Radio Anch’io.
Un “omicidio” brutale, quello di stamattina,
venerdì. Il movente? L’Ilva di
Taranto.
«Solo opinioni personali»: in
tre parole il Capo politico, vicepremier,
ministro dello Sviluppo Economico e
del Lavoro ha liquidato il pensiero del
Co-fondatore – e, forse, un’epoca, per
il M5s.
Ieri, sul blog beppegrillo.it il comico
che assieme a Gianroberto Casaleggio
ha dato vita al populismo italiano ha
caricato un video in cui si ipotizza il
futuro dell’acciaieria tarantina. «Si parla
di chiudere l’Ilva, cosa che nessuno ha
mai pensato. Si pensa ad una riconversione,
quindi mantenendo sempre l’occupazione
nella bonifica ristrutturando
il sito che è enorme, e quindi con grande
difficoltà, ma si deve preservare assolutamente
il posto di lavoro» il grillo-pensiero.
«Noi potremmo fare con il reddito
di cittadinanza e i fondi che ci sono in
Europa, si tratta di circa 2,2 miliardi di
euro, che sono stati immessi in un fondo,
quando l’Europa si chiamava Ceca, carbone
e acciaio, dalle imprese di carbone
e dalle imprese dell’acciaio proprio per
i prepensionamenti dei lavori usuranti e
per le bonifiche. Ora dato che l’Ilva è la
più grande centrale, produttore dell’acciaio
d’Europa, potremmo anche cercare
di accedere direttamente a questi soldi».
«Potremmo fare come hanno fatto nel
bacino della Ruhr – ha continuato Grillo
– dove non hanno demolito, hanno bonificato,
hanno messo delle luci, hanno
fatto un parco archeologico di industria
del paleolitico lasciando le torri per fare
centri di alpinismo, i gasometri per centri
sub più grossi d’Europa, sono state
aperte un sacco di attività dentro e gli
stessi minatori che lavoravano lì oggi
sono guide turistiche, fanno un milione
di visitatori l’anno e hanno dato posti
a 10mila persone. Quindi si sta solo
pianificando un pensiero di sedersi tra
ingegneri, architetti, sociologi, ambientalisti,
cittadini per rivalutare uno dei
più bei golfi del mondo». Grillo ripercorre
poi quanto è stato fatto in Germania:
«4.432 kmq di superficie, oltre 6 milioni
di abitanti, 142 miniere di carbone, 31
porti industriali fluviali; 1.400 km di
autostrade e tangenziali). E’ la carta
d’identità del “Bacino della Ruhr”, in
Germania, l’area finita di bonificare in
dieci anni (1990-2000) a tutt’oggi un
esempio seguito da tutti gli architetti, i
bio-architetti e gli ingegneri del mondo
industrializzato.
All’inizio, l’obiettivo era quello di contrastare i fenomeni di
progressivo declino economico e di fortissimo
inquinamento ambientale. Nel
1989 alcuni comuni si consorziarono
per dar vita a un’importante operazione
di risanamento del territorio. Negli
anni si è trasformata nella più colossale
riconversione industriale del mondo.
L’esempio più rilevante consiste nel
Parco Paesistico di 320 kmq, distribuito
lungo gli 800 kmq del territorio fluviale
dell’Emscher.
L’Emscher era in origine un fiume canalizzato e usato come fogna
a cielo aperto per la zona industriale.
Il costo totale è stato di due miliardi e
mezzo di euro».
Ma l’idea di una futuristica Ilva senza
acciaio però sembra destinata a durare il
tempo di una notte. La bocciatura – con
una durezza francamente inaspettata nei
toni – arriva stamani direttamente da Luigi
Di Maio. Ospite di Radio Anch’io, il
giovane ministro che Grillo aveva voluto
come leader del “suo” Movimento sconfessa
il verbo del visionario (ex) comico:
«Grillo, come altri, in questo momento
esprime opinioni personali» la secca
risposta alla domanda sull’ipotesi di
chiudere (nei fatti, poi la si può chiamare
‘riconversione’) la fabbrica di Taranto
e trasformarla sul modello di quanto
fatto in Germania in alcuni impianti.
Sull’Ilva, ha aggiunto Di Maio, «non
prendo tempo» ma «non prendo una
decisione finché non ascolterò le parti.
Al Mise abbiamo diverse centinaia di
dossier da affrontare: tutto sarà gestito
con responsabilità, senza proclami. Poi
decideremo e se serve valuteremo anche
la continuità».
Da “chiusura”, a “riconversione”, sino a
“continuità”: il cambiamento, per usare
un’altra parola cara ai Cinquestelle, è
evidente.
Eppure, solo ieri mattina a L’Aria che
Tira su La7 Lorenzo Fioramonti, deputato
M5s e consulente economico dello
stesso Di Maio aveva spiegato che «se
a luglio dovesse esserci un non accordo
noi dialogheremo con le realtà locali,
la regione il comune e i sindacati per
fare all’Ilva un’altra cosa. Lavoreremo
perché nessuno perda il posto di lavoro.
Li metteremo a fare altre cose a cominciare
dalle bonifiche invece di buttare
dei soldi per tenere in piedi un mostro
che distrugge quei soldi li daremo direttamente
a un organismo che bonifichi e
riconverta». «Ho visto il video di @beppe_grillo
dove da terrazza su mare stile
grande Gatsby delirava su riconversione
in parco giochi della prima acciaieria
europea che da lavoro a 14.000 operai
e mi sono venuti i brividi. Mai una
buona notizia» il commento invece di
Carlo Calenda su twitter.
«Ci mancava
pure Beppe Grillo! Per carità, legittimo
che anche lui dica la sua su Ilva. Però
quando si parla del più grande impianto
siderurgico d’Europa occorre farlo
con consapevolezza, senza il ricorso ad
ipotesi fantasiose di riconversione che
rasentano la mera propaganda ideologica.
Se il ‘demiurgo’ del Movimento era
alla ricerca di un pretesto per mandare
un suo segnale politico, averlo colto proprio
su Ilva, su un dramma economico,
occupazionale e ambientale che coinvolge
un intero territorio è la conferma
di irresponsabilità. L’auspicio è che la
Lega tenga il punto con la contrarietà
alla chiusura espressa in questi giorni da
Matteo Salvini». Lo dichiara in una nota
la deputata tarantina di Fratelli d’Italia
Ylenja Lucaselli. I sindacati Cgil-Fiom,
Cisl-Fim e Uil-Uilm hanno scritto una
lettera al ministro Di Maio, per chiedere
“un incontro urgente” sull’Ilva per “conoscere
le azioni che il governo intende
mettere in campo”.