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​Case deprezzate, ipotesi transazione​

Riceviamo e pubblichiamo.

Il giorno sei del corrente mese, presso il Tribunale di Milano, gli avvocati
Condemi Annamaria e Condemi Filippo per il risarcimento
delle case sui Tamburi dei 140 proprietari da loro patrocinati, l’avv.
Massimo Moretti per i suoi assistiti e l’avv. Coccioli per i propri,
hanno, separatamente, esposto al giudice fallimentare le ragioni
del loro diritto di essere pagati. Il Giudice, preso atto, ha rinviato
la causa (ottobre e gennaio) al fine di concedere alle parti la possibilità
di valutare una transazione, considerato l’indiscutibile diritto
dei cittadini. La resistenza dell’Ilva a non pagare, consentita dallo
Stato, deve farci riflettere su alcuni privilegi legislativi esistenti in
Italia, che rendono legittimo ciò che, manifestamente tale non è.

Ci riferiamo all’Amministrazione Straordinaria delle grandi imprese
in crisi e, in special modo, a quelle norme che da una parte
legittima la società che acquista di non rispondere dei debiti aziendali,
dall’altra lo stabilimento, svuotato di ogni valore, diviene
una semplice sigla societaria mentre i creditori esclusi rimarranno
con l’esile speranza della disponibilità, molto discrezionale, del
Ministero e dei commissari da questo nominati, o imbarcarsi in
ulteriori lunghe e costose cause. In tutta questa costruzione legislativa
manca la parte essenziale
per renderla giusta: la garanzia
dello Stato per il pagamento di
tutti gli aventi diritto.
Meccanismi, questi, che non
dovrebbero essere permessi
perché ogni creditore di accertata
legittimità deve essere
sempre risarcito. Nel nostro
caso anche con priorità, avendo
subito per decenni, nel proprio
circondario di vita, la prepotente
arroganza della “pioggia”, di
circa 60 Tn al giorno di polveri
ferrose(accertato da sentenze),
nell’inerzia consapevole, voluta
e strumentale di una considerevole
parte politica, tra la quale
spicca il precedente sindaco
(Vedasi intercettazioni).

Così normativamente disposta, l’Amministrazione Straordinaria
altro non è che la concessione all’impresa dell’immunità debitoria,
che, di fatto equivale al finanziamento dei suoi bilanci al posto
dello Stato. In quelle pochissime nazioni ove ancora esistono tali
norme, è lo Stato, con fondi propri, a garantire la solvibilità dei
debiti, seppure spesso parzialmente: nel caso che ci occupa, non
sarebbe l’entità della somma a costituire il valore del risarcimento,
ma il riconoscimento del diritto, il quale intrinsecamente significa
rispetto della propria dignità, offesa, calpestata ed ignorata per
decenni. Allora, in presenza di tali leggi con evidenti “vuoti” di
tutela, i diritti primari dei cittadini dovrebbero essere garantiti dalla
politica locale, ossia da quella che rappresenta i cittadini del posto,
che, come correttamente ha detto l’attuale Presidente del Consiglio,
dovrebbe essere Avvocato del Popolo.

Nel nostro caso, messi
da parte tutti i deputati e senatori che non ci sembra abbiano mai
speso alcun atteggiamento risolutivo(le parole non contano) sulla
questione, riteniamo, dal decisionismo emerso in recenti occasioni,
fermo restando la personale diversità politica dello scrivente, che
il Sindaco possegga i requisiti per essere veramente l’Avvocato
del Popolo di Taranto e possa rendere giustizia anche ai cittadini
dei Tamburi, che, come sempre, sono abbandonati in assoluta
quiescenza di disinteresse fino alla prossima campagna elettorale.

Avv. Filippo Condemi