Michele Emiliano,
presidente della Regione Puglia,
a Taranto lunedì per la conferenza
stampa conclusiva del Medimex
2018 come al solito non si risparmia
nell’affrontare anche altri
argomenti. Parla dell’aeroporto di
Grottaglie, dice che se la città non
sarà capace di attrarre flussi turistici
sufficienti nessuna compagnia
aerea volerà mai sull’Arlotta.
Si
sofferma anche sulla vicenda della
nave Aquarius con 649 migranti a
bordo accusando il ministro degli
Interni Matteo Salvini di aver
fatto domenica campagna elettorale
ed invitandolo, ora che i seggi
sono chiusi ad una posizione più
responsabile.
Naturalmente ha parlato anche
dell’Ilva.
«Anche le questioni più complicate
– ha detto – possono essere
affrontate meglio se le istituzioni
sono coese, se c’è un desiderio di
risolvere le cose secondo verità e
se manca quella brutta abitudine
di considerare la propria opinione
con certezza la più giusta».
«L’Italia deve chiedere scusa a
Taranto e questa deve trovare la
maniera di mantenere la propria
dignità, accettando queste scuse.
Ovviamente, quando uno si scusa
non è che continua ad inquinare.
Se lo Stato si scuserà, come noi
ci auguriamo e ci farà capire che
ha intenzione di chiudere tutte le fonti inquinanti in questa città, io
penso questa arrabbiatura generale
della città si trasformerà in un
abbraccio».
Non contento sfida il ministro Di
Maio: «La battaglia per la salute
dei cittadini comincia subito dopo
il Medimex. Non concederò come
non ho concesso al governo del Pd
figuriamoci se posso concederlo
ad altri governi, di scherzare con
la salute dei tarantini. Ce la metteremo
tutta. Voglio dare il tempo al
ministro Di Maio di capire che cosa
vuol fare. Se ho capito bene non
vuole parlare prima di aver capito».
«Quando avrà capito bisognerà
trovare la giusta soluzione che non può essere un equivoco, un giro di
parole, una contraddizione rispetto
alle illusioni che si sono create in
queste settimane. Bisogna andare
fino in fondo. Se dici una cosa ai
tarantini poi la devi fare. Se non
sei in grado di farlo è meglio che
stai zitto».