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Se anche la rapina diventa social

Uno, due, tre video.
Diffusi con velocità impressionate
sui social network e sulle
app di messaggistica istantanea,
sino ad invadere letteralmente
il web.

Quella dell’altro ieri, in un pomeriggio
qualsiasi di questa strana ‘quasi
estate’ tarantina, è sembrata
essere la prima rapina social
che si ricordi.
Impressionanti le riprese amatoriali
che hanno avuto un’eco
clamorosa, travalicando anche
i confini della provincia ionica,
innescando di telefonate allarmate
di chi, lontano dalla città
per lavoro o per ferie, chiamava
i parenti rimasti a Taranto preoccupato che ci fossero lì loro,
mentre la rapina era in corso.

Gravissima la diffusione esplicita
delle immagini di un minore.
Impressionanti, per un altro verso,
anche le fake news che hanno
scandito il pomeriggio sul web,
veicolate magari da chi, pure in
buona fede, si è voluto improvvisare
nel difficile mestiere del
reporter nell’era dell’informazione
in tempo reale, 2.0 o più.
Tempo reale, appunto, non
virtuale: il giornalismo, quello
vero, si conferma necessario per
decodificare notizie ed immagini
che chiunque può caricare nella
Grande Rete, tra un like ed un
post.