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​Decreto dignità: 400 lavoratori tarantini a rischio​

«I lavoratori in somministrazione in Italia valgono
più o meno 3 punti in percentuale sul Pil. Tra questi c’è
anche Anna (nome di fantasia) che con un contratto a tempo
determinato in una agenzia di somministrazione ha svolto per 30
mesi la sua attività in missione presso una nota realtà industriale
tarantina. Dal primo febbraio 2016 al 16 luglio 2018 e un mese
a ottobre del 2015, subendo la trafila di un rinnovo annuale, di
numerosi rinnovi mensili e alla fine di rinnovi ogni 15 giorni.
Fino a luglio di quest’anno dove la sua somministrazione è stata
bruscamente interrotta per evitare all’azienda di finire nelle
strettoie imposte dal decreto “dignità”».

Così Daniele Simon, segretario generale del Nidil Cgil di
Taranto, che interviene commentando il decreto n. 87 del 12
luglio del 2018.
«Consideriamo quel decreto – aggiunge il segretario generale
della Cgil, Paolo Peluso – pieno di principi condivisibili, ma
l’approccio è ancora timido rispetto, ad esempio, alla capacità del
sistema della somministrazione di agire furbescamente aggirando
l’ostacolo». Il problema secondo la Cgil è di natura tecnica.
«Il decreto dimentica – dice ancora Peluso – che il contratto a
tempo determinato o indeterminato, i lavori somministrati ce
l’hanno con una agenzia che li piazza di volta in volta in luoghi
di lavoro diversi, e quindi la causale rimane un fattore di vincolo
solo tra agenzia e lavoratore e lascia indenne il rapporto
con la realtà aziendale con cui si instaura il rapporto di lavoro
vero e proprio.

E’ un errore tecnico, quello della causale che
vincola solo agenzia e lavoratore e che non ritroviamo anche nel
rapporto di cessione di manodopera tra l’agenzia e il datore di
lavoro – spiega Simon – un errore che qui a Taranto mette già a
rischio circa 400 lavoratori in somministrazione al limite dei
mesi e delle proroghe previste».
«Ad Anna è accaduto questo, finiti i rinnovi possibili e superato il tempo massimo secondo il decreto
di luglio, malgrado la causale è stata messa
fuori perché il vero cliente dell’agenzia è
l’azienda non il lavoratore che rimane anello
debole, continuerebbe così l’abitudine di tanti
datori di lavoro di utilizzare queste forme
contrattuali al solo scopo di “ tenere sotto
giogo “ i propri dipendenti, perennemente
preoccupati del mancato rinnovo contrattuale,
consentendo in questa maniera di lasciare
il mercato in mano a chi si guarderanno bene
da creare presupposti di stabilità e applicare
il più spinto turn over per evitare ogni tipo di
problema – conclude Peluso – su questa modalità
e sulla reintroduzione dei voucher siamo
completamente in disaccordo e saremo pronti
ad ogni tipo di azione di contrasto possibile».