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​«Ennesima guerra per la spartizione del potere»​

La Camera di Commercio di Taranto

«Altro che dimissioni di comparti
strategici. Molte delle associazioni che hanno
rappresentatività e peso economico e produttivo
nell’economia tarantina, sono ancora lì.
Stiamo assistendo solo all’ennesima guerra di
“spartizione di potere” in perfetto stile prima
repubblica, proprio da parte di chi commenta o
si veste di un finto nuovismo».
Così le sigle associative di Confartigianato, Unsic,
Upalap e Cna Taranto sulle dimissioni in Camera
di Commercio. «Crediamo sia necessario
intervenire in questa polemica strumentalmente
fomentata e travestita da “buone ragioni” dai
consiglieri dimessisi nelle scorse settimane e
artatamente alimentata sulla stampa da alcuni
movimenti politici – dicono – perché nulla ha
a che fare con il benessere delle imprese che
continuano ad essere degnamente rappresentate
da una larga maggioranza (ogni comparto ha
seggi rappresentativi coperti), ma piuttosto si
configura come l’ennesima battaglia di potere
e di posizionamento ai danni di una intera comunità».

«Chi parla in questi giorni di settori “non più
rappresentati”, di programmi “filo-industriali” è
chiaro ed evidente che non ha partecipato molto
o ha brillato di assenteismo nei lavori del Consiglio
camerale che proprio negli ultimi anni si
è speso nel settore della diversificazione produttiva
– sottolineano – partendo proprio dall’innovation
tecnology, dallo studio dei distretti urbani
del commercio e dell’artigianato, passando per i
programmi sulla mobilità sostenibile, al lavoro
preparatorio e fondamentale per il distretto del
turismo e quelli per l’ internazionalizzazione
anche di segmenti produttivi strategici come
l’agricoltura».

Per Confartigianato, Unsic, Upalap e Cna «tanto
vale parlare di dimissioni “politiche” che nulla
hanno a che vedere con le ragioni del “bene
comune”, che restano invece a cuore dei 21 che
continuano ad operare».
Poi le associazioni del commercio, dell’artigianato,
dell’agricoltura, del turismo e dei servizi
puntano il dito su alcune dimissioni e alcune
prese di posizioni in particolare.
«I consiglieri dimessisi non hanno brillato per
presenza all’interno dei lavori del Consiglio camerale
– evidenziano le associazioni – addirittura
due di loro non hanno mai messo piede nella
sede dell’organo. Strano che oggi si usi sulla
stampa il vessillo della partecipazione, della
proposta, senza mai aver sentito la necessità di
incidere davvero su quelle politiche di sviluppo.
Di più – precisano – ricordiamo perfettamente
che in sede di approvazione dell’aggiornamento
del bilancio preventivo 2018, il 20 luglio scorso,
la consigliera dimissionaria Annicchiarico
dichiarò con decisione il proprio voto favorevole.
Ora, ci domandiamo: perché approvare
un bilancio finalizzato proprio all’attuazione
del programma camerale proposto da questo
consiglio, per poi dichiararsi contraria qualche
giorno dopo tanto da rendere necessario e urgente
lo strumento delle dimissioni? Bipolarismo
politico? Dissociazione cognitiva?».

«Si dica la verità – concludono – e mentre coloro
si sforzeranno di trovare motivazioni credibili,
e soprattutto confutabili e documentabili con
fatti, lascino alla maggioranza l’onere e l’onore
di continuare a perseguire il bene comune. Sediamo
lì per questo!».