«Il Ministero della Difesa
dovrà adeguare la pensione per Vittime
del Dovere all’assegno spettante
per i caduti da azioni terroristiche».
La Sentenza emanata dal Tribunale di
Taranto la scorsa settimana riconosce
agli eredi di un operaio Arsenale deceduto
per mesotelioma la maggiorazione
per le Vittime del Terrorismo uniformando
a tale superiore importo la
rendita già percepita dai famigliari per
la morte del dipendente causata dall’amianto
lavorando in Marina Militare.
Ai famigliari seguiti da Contramianto
ed assistiti nell’azione legale dagli avvocati
Cataldo Fornari e Daniele Maranò
spetteranno oltre agli arretrati dei
ratei maturati anche gli interessi legali
e la rivalutazione monetaria. I congiunti
del dipendente civile dell’Arsenale di
Taranto si erano rivolti all’associazione
Contramianto chiedendo giustizia per
quella morte da mesotelioma pleurico
provocata dall’esposizione all’amianto
svolgendo la mansione di carpentiere
in ferro a bordo del naviglio militare
e nell’Officina Costruzione in ferro.
Contramianto dopo un lungo iter amministrativo
ottenne per gli eredi «il
riconoscimento di Vittima del Dovere.
La successiva azione giudiziaria, basata
sul principio di uguaglianza come
sostenuto da Contramianto in ordine
alla legge primaria da cui trae origine
il riconoscimento di Equiparato a Vittime
del Dovere, riafferma che non vi
può essere diverso trattamento economico
tra Vittime del Dovere e del Terrorismo
– spiega Luciano Carleo, presidente
di Contramianto e altri rischi
onlus. Quindi ancora una condanna per
il Ministero della Difesa che dovrà riliquidare
in favore degli Eredi la nuova
rendita per complessivi 1800 euro con
l’assegno vitalizio rideterminato nella
misura di euro 500 invece di euro 258
mensili con decorrenza dal decesso, oltre
interessi legali e rivalutazione monetaria
sui ratei già scaduti, a partire
dalla maturazione degli stessi.
Con la
Sentenza del Tribunale di Taranto si
rafforza il diritto per le Vittime dell’amianto
in Marina Militare una platea
molto vasta di beneficiari in molti casi
ancora inconsapevoli del diritto spettante,
vittime e famigliari delle vittime
ai quali spettano in caso di morte del
congiunto oltre al riconoscimento una
tantum di 200.000 euro anche un vitalizio
mensile come adeguato alle vittime
del terrorismo di 1800 euro mensili
irpef esente. Un numero crescente di
vittime che coinvolge a livello nazionale
migliaia di lavoratori operai e militari
una escalation inarrestabile. Solo
in archivio Contramianto il numero dei
casi è di oltre trecento tra ammalati
e deceduti ed il numero è in continua
crescita interessando non solo la Marina
Militare ma anche le altre Forze Armate
nelle quali si ritiene che vi siano
ugualmente casi misconosciuti anche
in relazione all’uso di amianto fatto
non solo nel naviglio Marina Militare
ma in Aeronautica, in aerei ed elicotteri,
come in Esercito, nei mezzi corazzati,
automobilistici e sistemi d’arma.
Le esposizioni all’amianto – prosegue
Carleo – si sono avute sia nelle Officine
degli Arsenali della Marina Militare
che negli Enti della Difesa, ed hanno
riguardato principalmente le manutenzioni
navali, aeronautiche e dei mezzi
terrestri, coinvolgendo le più svariate
categorie di lavoratori civili e militari,
motoristi, meccanici, elettricisti, fuochisti,
conduttori di caldaia, tornitori,
ma anche elettronici, elettromeccanici,
radaristi, saldatori, carpentieri, congegnatori,
aggiustatori ed altre mansioni;
l’amianto era onnipresente dalle guarnizioni
alle tubazioni, nei cartoni, nelle
corde ma anche come amianto a spruzzo
per la difesa termica, insonorizzazione
ed anti condensa. L’amianto un
killer che ha colpito in silenzio ed a
lunga latenza provocando immani sofferenze
ai lavoratori e alle loro famiglie
che ancora oggi piangono i morti».