«Massima priorità al previsto versamento dei 680 milioni del socio pubblico, più i 70 milioni del socio privato, in quanto tali risorse rappresentano in questo momento un necessario intervento defibrillante, con investimenti ambientali per un processo di ambientalizzazione. Occorre allo stabilimento, uscire dall’attuale paralisi e riprendere la produzione»: è questa una delle esigenze primarie manifestate ai parlamentari ionici dall’Associazione Indotto AdI e Grande Industria, nata dopo la fuoriuscita delle stesse aziende da Confindustria.
Il confronto tra imprese e parlamentari si è tenuto nel pomeriggio di sabato 28 gennaio all’hotel Salina. Il presidente dell’associazione, Fabio Greco, ha illustrato i punti nevralgici sui quali gli imprenditori chiedono di intervenire per assicurare la continuità produttiva e l’uscita dalla crisi.
«Chiediamo al Governo – ha detto Greco – di modificare l’art. 2 del Decreto che ci riporta ai tragici eventi del 2015, dove le aziende dell’Indotto persero 150 milioni di euro; chiediamo garanzie rispetto alla continuità aziendale e alla tutela dei nostri crediti, presenti e futuri».
«Non abbiamo più tempo», hanno ammonito le imprese dell’indotto. «Abbiamo chiesto di partecipare come Associazione alle Audizioni in Senato, dopo di che, se l’art. 2 non verrà modificato, l’Indotto dovrà avviare iniziative mai viste prima, vale a dire: licenziamenti collettivi e class action».
All’incontro hanno partecipato gli onorevoli Iaia, Maiorano e De Palma.