Prove di dialogo tra sindacati e Acciaierie d’Italia dopo l’incontro, presso la sede di Confindustria, tra azienda e Fim, Fiom, Uilm nazionali e territoriali. Un incontro programmato dopo il vertice ministeriale della scorsa settimana. «L’incontro – commentano Roberto Benaglia segretario generale Fim Cisl e Valerio D’Alò segretario nazionale Fim Cisl – è stato utile perché ha permesso di riprendere dopo mesi, le relazioni dirette con l’azienda e con esse, l’esame della situazione produttiva, degli investimenti e gestionale del Gruppo dopo gli incontri fatti con il governo.
L’azienda ci ha riferito di aver programmato per il 2023 un aumento della produzione il 15% – un dato per insufficiente – e su cui abbiamo chiesto all’azienda di fare degli sforzi aggiuntivi. AdI ha anche dichiarato di voler utilizzare i 680 milioni che il governo metterà a disposizione nelle prossime giornate, per sostenere gli investimenti industriali e la sua capacità produttiva. Da questo punto di vista, per noi è positivo che l’azienda abbia annunciato a tal proposito ulteriori investimenti aggiuntivi sia per le linee produttive, che per la produzione ma soprattutto, la volontà di far partire a fine 2023 il rifacimento di Afo5 che insieme al forno elettrico costituiscono la base necessaria per la ripresa produttiva e il futuro di Acciaierie D’Italia. Abbiamo chiesto come Fim che non ci si sieda solo sui dati odierni e che si marchi una discontinuità rispetto al passato sia in termini di aumento dell’occupazione che della produzione. Un ulteriore momento di confronto diretto con l’azienda è fissato alla scadenza della cassa integrazione per marzo di quest’anno, in cui verrà ridiscusso l’ammortizzatore anche rispetto al futuro, in cui ci aspettiamo un cambio di passo sulle relazioni industriali.
Positivo il fatto dal punto di vista del metodo, anche politico – dicono i due – Il fatto che l’azienda abbia concordato di poter tenere degli incontri sindacali in ogni sito del Gruppo per approfondire le priorità in termini di investimenti, produzione, manutenzioni e caratteristiche delle degli interventi che l’azienda deve fare è importante. Crediamo – concludono – che sia molto fondamentale tenere questo tipo di relazioni molto stretto e diretto, perché dobbiamo pesare assieme sulle scelte del governo e dobbiamo sempre insieme far sì che le scelte del governo permettano il concreto rafforzamento produttivo, gestionale e occupazionale del Gruppo». La Fiom nota che «l’incontro in Confindustria a Roma con Acciaierie d’Italia ha consentito la ripresa delle relazioni dirette tra azienda e organizzazioni sindacali anche in previsione del prossimo confronto con il Governo». Per Gianni Venturi, responsabile siderurgia per la FiomCgil nazionale, «è per noi evidente che si tratta dell’avvio di un percorso che occorre consolidare con un confronto nei singoli stabilimenti per garantire la necessaria coerenza tra priorità negli investimenti, nei tempi delle risalite produttive e occupazionali, che al momento risultano insufficienti ed incerte. L’articolazione del confronto, che partirà già nelle prossime ore, deve condurre alla definizione di un piano industriale sull’insieme degli stabilimenti del Gruppo, a partire dalle manutenzioni ordinarie e straordinarie, dagli investimenti orientati ad un’immediata risalita produttiva e occupazionale e contemporaneamente all’avvio di una transizione tecnologica per la sostenibilità ambientale delle produzioni.
Infatti, la dotazione finanziaria di 680 milioni di euro non può essere utilizzata solo per fronteggiare la situazione debitoria di Acciaierie d’Italia nei confronti di fornitori di materie prime e di energia, ma deve riferirsi agli investimenti di natura industriale utilizzando risorse aggiuntive che possono essere reperite nel mercato privato del credito e dalle disponibilità del PNRR e del JTF». «Abbiamo ritenuto importante incontrare l’azienda, per approfondire nel dettaglio l’ipotesi di piano industriale e occupazionale, delineati nell’ultimo incontro al Ministero, ed esprimere i nostri dubbi e perplessità sulla prospettiva della più grande acciaieria europea. Noi continueremo a giudicare la gestione aziendale solamente sulla base del merito e sui mancati risultati ottenuti, il non rispetto di condizioni essenziali di accordi firmati, come l’utilizzo spropositato e unilaterale della cassa integrazione. Le linee generali del piano industriale hanno tante incognite, per questo continueremo a rappresentare difficoltà e criticità perché noi non abbandoneremo mai alla deriva questa vertenza fondamentale non solo per Taranto ma per tutto il Paese»: così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
«Nel corso degli anni abbiamo sempre sostenuto che senza il rifacimento dell’Afo 5 e la verticalizzazione degli impianti a freddo non ci sarà un futuro per lo stabilimento» sottolinea il leader Uilm. Usb ha lamentato di non essere stata convocata: «Vale la pena ricordare che il nostro sindacato, tra dipendenti di Acciaierie d’Italia, lavoratori ex Ilva in Amministrazione Straordinaria e appalto, conta circa 1.800 iscritti. Non convocare un’organizzazione con questi numeri, significa assumere un comportamento che calpesta letteralmente il diritto ad essere rappresentati, attraverso il proprio sindacato, dei lavoratori che appunto ripongono la loro fiducia nell’Unione sindacale di Base».